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Bubbone Sanità: già nel 2020 scrivevamo di ordine, fondazione, corsi e "direttori a scavalco"...e anche stav

05-05-2023 07:30

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, Focus, Sanità,

Bubbone Sanità: già nel 2020 scrivevamo di ordine, fondazione, corsi e "direttori a scavalco"...e anche stavolta...

...e certo che finiscono su SudPress

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E anche stavolta…

più leggiamo le 1.041 pagine dell'ordinanza del GIP Simona Ragazzi che ha smantellato una probabile cricca di profittatori, più troviamo conferma che avevamo scoperto già da anni uno dei tanti, troppi, nervi dolenti di questa martoriata città, dove qualunque spazio pubblico diventa ostaggio di bande fameliche che non ne lasciano nemmeno le ossa.

 

Si legge infatti a pag. 1022: “L’esito del concorso, se da un lato compiaceva gli amici ed i politici che avevano sostenuto MISSALE dall’altro lato iniziava a far insorgere perplessità nel segretario dell’OMCeO catanese Alfio SAGGIO, il quale temeva che qualche articolo giornalistico avrebbe potuto mettere in luce che stranamente il concorso era stato vinto, fra tutti, proprio dall’ex Commissario del medesimo Ordine.”

 

E nella pagina successiva, la conversazione intercettata tra due degli arrestati, il vice presidente ed il direttore dell'odine dei medici di Catania, Nunzio Campagna e Gesualdo Missale, il primo rivela la preoccupazione: 

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Quindi, i due arrestati erano ben consapevoli che, se a vincere il “concorso” per direttore dell'ordine dei medici di Catania fosse stato quello stesso funzionario di Unict che sino a qualche mese prima dello stesso ordine ne era stato commissario, come minimo si sarebbe finiti su Sudpress. 

Ed in effetti fu così, per poi approdare su ben più importanti pagine come quelle del Tribunale.

 

…e non sono i soli ad avere l'ossessione di quello che si pubblica: magari potrebbero pensarci prima.

 

Ma torniamo ai fatti che stanno emergendo da questa inchiesta, che si sta rivelando ben più importante e profonda rispetto a quanto poteva apparire all'inizio, che poteva sembrare fosse, per quanto odioso, l'ennesimo caso di malaffare collegato al variegato mondo della sanità siciliana: in realtà sta svelando l'esistenza di un vero e proprio “Sistema” su base regionale e gli sviluppi potrebbero/dovrebbero essere ben più clamorosi e vasti di quanto sinora emerso.

 

In calce troverete i nostri articoli e la puntata in diretta di sudTALK con cui  già nel 2019 e 2020 si anticipavano molti dei temi di questa inchiesta oggi finalmente all'attenzione generale.

 

Avevamo posto il tema della mancanza di trasparenza, delle surreali e persino violente risposte negative alle richieste di accesso agli atti effettuate dall'ex presidente dell'ordine Giansalvo Sciacchitano, che aveva individuato con estrema lucidità quello che si stava combinando.

 

I dubbi sulla gestione dei corsi di formazione; sulle borse di studio, sulla misteriosissima Fondazione dell'ordine dei medici di Catania e relative assunzioni; sulla scomparsa dei fondi della Cassa Assistenza; sulla vicenda della “Fondazione regionale” con amministratori a vita; sul concorso per il direttore dell'ordine, e si potrebbe continuare. Basta leggere sotto.

 

Ma quello che sta emergendo è, appunto, il “Sistema”, che pare partire da Palermo e riceve un'accelerazione con il commissariamento dell'ordine di Catania, che non a caso viene affidato al potentissimo presidente dell'ordine di Palermo, Toti Amato, non indagato in questa indagine, che, una volta insediato, esporta a Catania alcuni elementi del suo staff che adesso risultano tra gli indagati: si tratta del “direttore a scavalco” Filippo Di Piazza e dell'avvocato palermitano Giuseppe Di Rosa.

 

Proprio sul “direttore a scavalco”si erano avanzati dubbi, considerato che Filippo Di Piazza non risultava svolgere ruolo dirigenziale ma era un semplice funzionario presso l'ordine di Palermo e quindi, trattandosi di enti pubblici, non poteva svolgere il ruolo di direttore a Catania: quindi uno “scavalco” scavallato.

 

E proprio questo era l'oggetto di una delle richieste di spiegazioni da parte del prof. Sciacchitano, cui rispondeva, non si capisce bene a che titolo, proprio l'altro indagato palermitano, l'avvocato Giuseppe Di Rosa, che negava ogni informazione sostenendo addirittura l'illegittimità delle richieste: ora si capisce perché.

 

Ma molto, “moltissimo interressantissimo” è il ruolo di Filippo Di PIazza, che nella ricostruzione della procura accolta dal GIP assume particolare significato.

 

A parte lo “scavalco scavallato”, è il suo curriculum a fare notizia e dare conferma di come a Catania si sia emulato alla perfezione quanto accadeva a Palermo: Di Piazza risulta, nel solo 2020, “coordinatore” di ben 35 progetti, corsi e faccende varie. Trentacinque, in un solo anno.

 

Il suo è un curriculum di 35 pagine, poche righe destinate alla formazione canonica, il resto una lunghissima serie di incarichi e “coordinamenti” di progetti di ogni tipo, presso diversi ordini dei medici delle varie province, non facilmente collegabili con il suo cursus studiorum.

Si diploma a 21 anni nel 1994 (è del 73) all' Istituto Tecnico Commerciale Paritario “Seneca”di  Palermo. 

A 44 anni, nel 2017, prende una laurea triennale con l'università telematica Pegaso “Scienze dell’educazione e della formazione” e completa l'ulteriore biennio, sempre con la telematica Pegaso nel 2019, a 46 anni, in Scienze Pedagogiche.

 

Nel frattempo, oltre alle decine, forse centinaia di incarichi di coordinamento, ricopre anche ruoli singolari quale “ispettore Generale presso l'Ordine dei Medici di Palermo”, funzione che non abbiamo riscontrato in altre provincie.

 

Dal 2016 risulta inquadrato come "Funzionario presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Palermo con qualifica di Funzionario di area B3

Ha anche la “Mansione Speciale di Segretario Generale Di Presidenza."

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Da questo stralcio del lunghissimo curriculum di Di Piazza risulta evidente lo strettissimo rapporto con il presidente dell'ordine dei medici di Palermo Toti Amato, per il quale risulta addirittura “reperibile giorno e notte”.

 

Amato, sarà a lungo, proprio nel periodo oggetto dell'indagine, commissario dell'ordine di Catania: un mandato che doveva durare al massimo 90 giorni, si protrasse per ben 15 mesi. 

 

Il quotidiano La Repubblica, nell'edizione palermitana del 4 maggio, operando proprio su questi fatti un parallelismo operativo, descrive il “sistema”: Il piano - dicono i protagonisti della vicenda, intercettati dalle cimici dei carabinieri - era replicare a Catania il modello già collaudato a Palermo. L'uomo chiave è Filippo Di Piazza, braccio destro del presidente dell'Ordine palermitano, Toti Amato, e indagato con altre 16 persone.”

 

Su questi fronti si aprono scenari che possono rivelarsi ancora più clamorosi di quelli emersi sinora: centinaia di progetti e corsi per milioni di euro in tutta la regione…

 

Come non bastasse, insieme a Toti Amato, commissario ministeriale dell'ordine di Catania c'era anche quel Gesualdo Missale, funzionario dell'università di Catania finito tra gli arrestati e che, con i buoni uffici di Di Piazza “a scavalco”, guarda caso, vince il concorso per diventare direttore amministrativo dell'ordine dei medici di Catania, passando da uno stipendio di 2 mila euro al mese in Unict a quello di ben 6 mila di direttore dell'ordine, oltre a mantenere il ruolo di “gestore” dei tanti progetti finiti sotto indagine: niente male.

 

Ripetiamo: il commissario ministeriale Missale diventa direttore dello stesso ordine di cui era commissario…

 

Insomma, tutti profili interessantissimi: e certo che poi finiscono su SudPress…


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