
Proprio durante la settimana, che i cristiani definiscono “santa”, perché vi si celebrano i misteri della Redenzione, si è sparsa la notizia di un pesante provvedimento disciplinare a carico di una maestra di San Vero Milis, in provincia di Oristano.
L’insegnante, chiamata a supplire una collega lo scorso dicembre, ha tenuto impegnati gli alunni a costruire un rosario e, alla fine della lezione, ha recitato con loro l’Ave Maria.
Due mamme, indignate per l’accaduto, si sono rivolte al Dirigente scolastico e all’Ufficio Scolastico Provinciale.
Qualche giorno fa si è saputo che la docente è stata sospesa per venti giorni e subirà pure una riduzione dello stipendio.
Presumo che l’accusa, da cui Marisa Francescangeli dovrà difendersi, sia di avere violato la laicità dello Stato.
Naturalmente si sono mobilitati i sindacati e pare che anche le altre famiglie si siano lamentate dell’accaduto.
Mi auguro che la questione si risolva con una revoca del provvedimento, ma rattrista constatare che, ancora una volta, le istituzioni non abbiano chiara la nozione di “laicità”.
Tanto più che l’organismo in questione è un’autorità scolastica.
Quello laico è lo Stato che non vieta, ma permette a tutti di esprimere le proprie convinzioni politiche, religiose e, in generale, il proprio pensiero.
Sono le dittature che impongono divieti come anche le istituzioni confessionali, che non ammettono idee o comportamenti difformi dai loro modelli.
In alcuni Paesi integralisti, ad esempio, non possono esporsi crocifissi neanche nelle ambasciate degli altri Stati.
Una sanzione così pesante - e anche di più - andrebbe comminata a chi proibisse ad un alunno o ad un’alunna di pregare il Dio nel quale crede.
Perché si tratterebbe di una forma di intolleranza incompatibile con il regime democratico e liberale in cui ci troviamo.
Oppure se si costringesse a pregare qualcuno o si trasmettessero contenuti diseducativi o, peggio, si maltrattassero psicologicamente o fisicamente delle persone.
Ma in questo caso si è tenuta impegnata una scolaresca in un’attività pratica e innocua, espediente cui le supplenti ricorrono spesso per suscitare l’interesse degli scolari.
E si è poi recitata la più nota delle preghiere, quella che un tempo sapevano tutti ed era, per questo, usata come termine di paragone, per indicare una formula imparata a memoria.
Quale nocumento potrebbe avere arrecato a dei bambini di terza elementare un’Ave Maria?
Quale turbamento avrebbe suscitato nelle vite e nelle menti di quei fanciulli?
A questo punto censuriamo la RAI, azienda pubblica, che continua a trasmettere ogni domenica la Santa Messa.
E visto che, recentemente, si è pure proposto di multare chi usa parole straniere, aggiungiamo nell’elenco del turpiloquio “Buon Natale” e “Buona Pasqua”, o aboliamo direttamente le due feste.
Detto questo, a scanso di equivoci, è bene anche riflettere sull’opportunità, oggi, di pregare a scuola.
Considerato che, con buona pace di Benedetto Croce, non siamo più tutti cristiani e che, pertanto, si possono avere alunni di religione diversa o, molto più frequentemente, di nessuna religione, il buon senso suggerisce di evitare.
Ciò non basta, però, a trasformare un suggerimento in una norma e, di conseguenza, la sua mancata applicazione in un reato.
Inoltre, lascia molto perplessi la procedura seguita dall’Ufficio Scolastico, che ha sanzionato la maestra senza prima ascoltarla e darle la possibilità di difendersi o quanto meno di spiegare le sue ragioni.
Per non parlare del Dirigente scolastico, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni e non risulta che abbia saputo, o voluto, prendere alcuna iniziativa.
Purtroppo la maestra Francescangeli non è l’unica insegnante a cui si è tappata la bocca, sono segnali brutti e inquietanti, che vorrei non sfuggissero a chi deve garantire i diritti costituzionali in questo Paese.
La prof. Dell’Aria, alla fine, ha avuto riconosciute le sue ragioni, dopo essere stata sospesa dall’insegnamento per un video realizzato dai suoi alunni.
Spero accada pure alla maestra di San Vero Milis, magari in tempi più rapidi della sua collega siciliana.