È stata inaugurata una mostra che merita di essere raccontata perché è davvero strana.
Intanto diciamo dove: da KoArt, la galleria di Aurelia Nicolosi in via San Michele 28 e ci rimarrà fino al 25 marzo.
È strana perché racconta di un opera che è insieme fotografie e poesie, le prime di Eletta Massimino, le seconde di Stefania Licciardello.
È strana perché a mettere insieme il tutto sono il poeta Piero Ristagno e la regista Monica Felloni che con la loro incredibile creatura Nèon (Teatro ed Edizioni) quest'opera l'hanno editata producendo un bellissimo libro.
È stranissima perché al centro di questa poetica c'è un luogo che stranissimo lo è davvero: Libertinia.
Chi scrive non ne aveva mai sentito parlare e probabilmente neanche la stragrande maggioranza di chi leggerà queste righe.
Libertinia è un borgo che si trova in provincia di Catania, a 12 km da Catenanuova, 13 da Castel di Judica, 30 da Ramacca di cui è frazione.
Venne fondato in epoca fascista per la colonizzazione del latifondo siciliano, voluto dal barone Pasquale Libertini, da cui ne derivò il nome. La costruzione delle prime case coloniche iniziò nel 1922 accanto ad una preesistente masseria, si avvalse poi di una legge sulla bonifica del 1924 e nel 1928 continuò fino all'edificazione del villaggio con depositi, ulteriori case coloniche, la chiesa e la piazza.
La chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Maria della Provvidenza e nel borgo esiste una Stazione Sperimentale di Granicoltura.
Ed è proprio intorno a quel grano, elemento primordiale, antichissimo e futuristico insieme, che si sviluppano le emozioni di Stefania Licciardello, poetessa ed attrice che a Libertinia lavora come tecnico:
Stefania, che recita con il Teatro di Nèon riesce a trasferire la curiosità per quel luogo e quella vita alla fotografa Eletta Massimino, che a Libertinia ci si trasferisce per catturarne l'anima nei suoi scatti:
Ad una prima edizione quattro anni fa, appena pubblicato il libro, partecipò l'allora assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, l'indimenticato archeologo, visionario fondatore della Soprintendenza del Mare, il politico-scienziato o scienziato-politico che stava dando un impulso sino ad allora sconosciuto nella gestione dei beni culturali siciliani, prima della sua tragica scomparsa in un incidente aereo in Etiopia il 10 marzo del 2019.
A quella presentazione del libro “Libertinia” l'assessore Tusa partecipò perché a quel luogo era particolarmente legato, era casa sua, ci era cresciuto con la famiglia originaria e ci tornava ogni volta che poteva.
Adesso, proprio in occasione della “Giornata dei beni culturali siciliani” dedicata alla sua memoria, è stata inaugurata questa nuova mostra, organizzata dalle associazioni Nèon e Mare e dal gruppo fotografico Le Gru, ospitata da Aurelia Nicolosi nella sua galleria KoArt di via San Michele 28:
Un bel modo per far conoscere un “luogo non luogo”, o un “luogo luogo”, dove si incrociano passato e futuro, dove gli antichi grani di Sicilia che hanno sfamato migliaia di generazioni trovano forme nuove per fare altrettanto con quelle del futuro.
Un bel modo per mantenere la memoria di Sebastiano Tusa, uno scienziato, grande studioso dell'antichità potentemente immerso nella sua contemporaneità, consapevole che la costante ricerca di bellezza, la sua conservazione e divulgazione rappresentano il più potente strumento politico per la crescita armoniosa e serena della comunità.
Una grande perdita e un gran ricordo da mantenere vivo.
“Libertinia”, sino al 25 marzo, KoArt via san Michele 28.