
Quando il 23 settembre dello scorso anno abbiamo dovuto dare una di quelle notizie che non avremmo mai voluto dare, lo abbiamo espresso con chiarezza lo stato d'animo di chi scriveva:
"Per noi, anzi per me, e lo dico senza remore, stavolta scriverne è difficile, molto difficile.
Per tanti motivi, non ultimo, forse il primo, sapere di una persona che conosco da tanto tempo, una mamma di due bambini, finita su tutti i giornali nazionali per un arresto che non sta a me valutare se poteva essere evitato, ma se poteva esserlo doveva esserlo. E questo sempre, vale sempre."
Il principio espresso era chiaro e non era garantismo, ma normalissima, banalissima umanità. L'ABC della convivenza civile.
Dopo sette giorni la misura cautelare venne revocata, ma la frittata era fatta.
Sono passati cinque mesi, e mi è capitato di pensare a quelle giornate, ogni volta che mi capitava di leggere un post di Barbara o persone a lei vicine: ho un pessimo rapporto con la sofferenza, traumi adolescenziali, soprattutto quella altrui contro cui non posso fare nulla e non sono avvezzo a solidarietà pelose: mi chiudo nel silenzio, osservo da lontano. Spero, confido. Forse una forma di vigliaccheria che preferisco considerare rispetto.
Ora, ci sono volte in cui prima di scrivere si indugia in un sospiro, si prende fiato, a volte anche due volte, anche tre.
Stavolta neanche li conto i respiri che faccio, non seguendo la cronaca ho il vantaggio di pubblicare la mattina dopo i fatti e quindi, io che scrivo sempre di getto e non rileggo mai, stavolta ho il tempo di riflettere, cancellare, modificare, anche se alla fine so che scriverò di nuovo di getto.
E infatti non mi viene da scrivere altro che quanto è accaduto ieri, quando si è diffusa la notizia.
È la notizia è che il pubblico ministero che aveva formulato l'accusa che aveva condotto Barbara Mirabella agli arresti domiciliari, con tutto quello che ne consegue ed anche la rinuncia di fatto alla candidatura alle regionali a tre giorni dalle elezioni, ha chiesto l'archiviazione.
Punto. Non c'è altro da aggiungere. Davvero.
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