L'unica cosa certa è che il presidente uscente, Antonello Biriaco, non è candidato in quanto ha già superato i mandati consentito dallo statuto e quindi si appresta al salto regionale.
In passato l'organizzazione datoriale riusciva il più delle volte ad arrivare alla fase elettorale, peraltro abbastanza complessa sotto il profilo procedurale, con una candidatura unitaria, anche se preceduta non di rado da scontri feroci.
Anche per questa tornata sembrava potesse raggiungersi una transizione indolore, con una sostanziale convergenza su un nome di indiscusso prestigio, Madame Coca Cola Maria Cristina Elmi Busi, vice presidente uscente che però pare abbia preferito sottrarsi anche solo al rischio di trovarsi incolpevolmente in mezzo ad un tiro al bersaglio poco confacente al profilo: noblesse oblige.
I ruoli in Confindustria sono particolarmente ambiti perché, nonostante non ci siano più i fasti di un tempo, anche a causa delle note vicende "Montante e dintorni", resta infatti, nel deserto generale, la più influente associazione di imprenditori, con un filo diretto con i vari poteri centrali e locali e parte integrante in tutti i tavoli da cui passano le decisioni strategiche per lo sviluppo del industriale e quindi economico del Paese.
Adesso la partita si fa più interessante perché sono entrati in gioco i miliardi del PNRR e su quei tavoli le fiches che ciascuna parte può accaparrarsi sono ingenti. Ingentissime.
E così, diventa strategico anche il controllo delle federazioni di periferia, fermo restando che quella catanese si trova in Sicilia, quindi regione svantaggiata con maggiore facilità di ottenere sostegni e per di più con una zona ZES in fase di lancio, almeno si spera.
Quindi, niente unità: probabile che si vada alla conta per scegliere la nuova governance che dovrà gestire questa importantissima fase post crisi pandemica e dalla quale si uscirà, senza mezzi termini, vivi o morti. Dipenderà dalla capacità di chi la governerà, a tutti i livelli ed in ogni settore.
Ancor di più a fronte di una classe politica quanto meno evanescente, per usare un eufemismo che non ne escluda l'estrema pericolosità ed inadeguatezza, sarebbe importante ed utile per tutti che gli enti intermedi, organizzazionei datoriali, sinadacali e di consumatori, riuscissero in maniera efficace a tutelare gli interessi legittimi delle comunità che rappresentano e dalla cui intelligente composizione dipende il futuro delle prossime generazioni.
Anche solo per questo è importante seguire le dinamiche interne a questi gruppi rappresentativi.
quindi, veniamo, con una prima pillola, a quanto sta accaddendo a pochi giorni dal voto per la presidenza di Confindustria Catania.
Da quanto si apprende, due sarebbero gli schieramenti che andranno alla conta.
Uno fa capo ad Angelo Di Martino e l'altro all'ing. Emanuele Spampinato.
Il primo, Angelo Di Martino, fondatore dell'azienda leader del settore logistica e trasporti "Fratelli Di Martino" e titolare della concessionaria automobilistica COMER SUD, dovrebbe essere sostenuto da alcuni dei consiglieri di presidenza uscenti, con l'appoggio di parte degli imprenditori del settore edilizio ed altre aziende locali.
L'altro candidato, Emanuele Spampinato, è Presidente e Amministratore Delegato di Etna Hitech S.C.p.A., Consigliere d’Amministrazione e Vicepresidente di EDI.IT SRL, (Roma), Consigliere d’Amministrazione del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia Scpa, Socio fondatore del Digital Transformation Institute, Consigliere d’Amministrazione ITS Steve Jobs, Amministratore Unico Vulcanic scrl, Vicepresidente ASSINTEL e Coordinatore ASSINTEL Sicilia.
Al fianco di Spampinato pare si stiano muovendo le big company multinazionali presenti sul territorio etneo, che ovviamente in termini di peso elettorale contano parecchio.
Insomma, una partita da seguire con attenzione, anche perché, come noto, da tempo ormai le cose serie non passano più dai palazzi della politica, dove pensano solo a come aumentarsi gli stipendi senza concludere niente ed a combinare pasticci alla Totò come per il caso Cennes e dintorni. Tanto per essere chiari.
Meglio seguire, e raccontare, quanto accade dove, in ogni caso, l'economia la si crea ed il lavoro ancora produce,
Quindi probabile che sia più utile cominciare a prestare, come detto, più attenzione ai cosiddetti "enti intermedi", organizzazioni datoriali, sindacati, consumatori, che se possibile riusciranno a sopravvivere al disastro annunciato di un sistema istituzionale ormai alla frutta.