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DIBATTITO PER CATANIA (e non solo): per il dr. Antonio Pogliese "occorre sviluppare l'economia plurale della S

30-12-2022 05:30

Antonio Pogliese*

Cronaca, Focus, Voci Catanesi,

DIBATTITO PER CATANIA (e non solo): per il dr. Antonio Pogliese "occorre sviluppare l'economia plurale della Sicilia"

"Non c'è solo l'industrializzazione per garantire posti di lavoro"

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Egregio Direttore,

 

il Suo impegno politico, non partitico, con lo strumento della Sua testata, che è diventata autorevole, va sostenuto sia dai cittadini che dall'associazionismo a partire dai centri culturali e dai club service.


Sarebbe auspicabile che questi facessero la scelta di occuparsi principalmente dei grandi temi sociali coprendo con convinzione lo spazio che la Costituzione del nostro Stato riserva loro con la regolamentazione della sussidiarietà ancorché intellettuale.

I club service che rappresentano a pieno titolo il ceto professionale e - più in generale- la nuova borghesia che, a parere del Prof. De Rita, ha dato un contributo rilevante nel miracolo economico dell'Italia del dopoguerra del 1945.


Le associazioni datoriali e dei lavoratori sono strutturate per la tutela degli interessi dei loro associati e per contribuire con proposte ed iniziative anche per il bene comune.


Per quanto sopra accennato si delinea il quadro del sistema paese in cui gli interessi di parte vengono tutelati dalle  associazioni delle categorie datoriali e sindacali - e la società civile, per il bene comune - con proposte sussidiarie alla politica, che nei grandi temi sociali dovrebbe essere meno partitica, fare sintesi ed operare le scelte privilegiando gli interessi generali.


Tutto ciò non è stato ancora compiuto e si spera di poterlo realizzare nel medio tempo.


Bisogna, quindi, perseverare nella definizione del rapporto fra club service, associazionismo e sussidiarietà intellettuale, nonché nella definizione della nuova borghesia e società civile.


Fatta questa premessa, intervengo per evidenziare alcune novità da utilizzare nella definizione del nuovo modello di sviluppo di Catania.


La Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 267 del 15/11/2022 ha pubblicato la legge costituzionale 2 del 07/11/2022 in ordine alla riforma dell'art. 119 della Costituzione.
 

L'articolo 119, sull'insularità, prima della riforma di cui sopra, era un contenitore vuoto e continua ad esserlo.

 

Gli aspetti semantici relativi alla riforma del citato articolo 119, la Repubblica, anziché lo Stato, non appassionano più di tanto.


Fino ad oggi i disagi dell'insularità hanno fatto riferimento alla continuità territoriale col risultato che lo Stato ha elargito mance alla Sardegna ed alla Sicilia di qualche decina di milioni all'anno.


Ovviamente la continuità territoriale è soltanto una delle criticità delle Isole, la più visibile, ma non l'unica.


È ovvio che l'insularità non si identifica col Mezzogiorno d'Italia ma è altrettanto ovvio che la quasi totalità delle Isole nel mare si trova in esso.


Tale rilievo non è geografico ma politico, nella misura in cui riuscire a riempire di iniziative concrete il citato articolo 119 può essere il mezzo per riaprire la questione meridionale.


Questione che ha registrato in circa 70 anni contributi ed analisi intellettuali eccellenti nel merito ma del tutto insufficienti nel metodo.


Le varie leggi agevolative previste principalmente per la industrializzazione del Sud (legge 64/1986, legge 488/1992) nei fatti hanno agevolato le industrie produttrici di impianti e macchinari ubicate al Nord Italia col risultato che la differenza del PIL prodotto dal nord rispetto a quello del sud in questi ultimi 20 anni si è ulteriormente divaricata di oltre 20 punti percentuali.


In conclusione, nel riempire l'art. 119 si potrebbe riaprire la questione meridionale e, quindi, la questione del sottosviluppo della nostra Sicilia.


Al riguardo si pone la domanda di come riaprire la questione meridionale.


Limitatamente al caso Sicilia si ritiene che le analisi, le ricostruzioni storiche, le elaborazioni statistiche, siano più che sufficienti per avere contezza delle "peculiarità della Sicilia e che la Repubblica promuova le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivati dall'insularita".


E necessario, invece, soffermarci sulle proposte e sulle strategie che i politici dovrebbero attuare.


Quanti hanno un ruolo nel Parlamento Europeo farebbero bene a farsi una chiacchierata con Younous Omarjee (il deputato europeo originario dell'Isola della Riunione nell'Oceano Indiano) che è riuscito a proporre e fare approvare al Parlamento Europeo la risoluzione per rimuovere gli handicap strutturali delle Isole.

 

La sollecitata chiacchierata potrebbe incentrarsi soltanto sulla metodica dello stesso seguita per ottenere un risultato strategico sul piano político.
 

Prima della identificazione degli interventi strutturali è necessario definire il modello di sviluppo della Sicilia a partire dall'attuale.
 

La caratteristica del sistema produttivo della Sicilia consiste di non caratterizzarsi in una produzione e/o in un'attività economica, bensi in diverse attività non connesse l'una all'altra.


Nel sistema Sicilia vi sono diverse eccellenze che vanno tutelate ed implementate, ma che non sono riuscite a caratterizzare, sul piano economico, l'economia dell'Isola.

Bisogna, quindi, prenderne di ciò e tutelare il modello produttivo plurale citato.
In definitiva lo sviluppo socio-economico non si ottiene soltanto con l'industrializzazione ma anche con altre attività.

 

Gli interventi sul sistema portuale dell'Isola, per fare diventare l'isola hub del Mediterraneo, favorire la logistica ed i trasporti che in Sicilia registra anche adesso importanti operatori con valenza nazionale, nonché attrarre il traffico degli yacht di lusso e i flussi turistici di alto livello.


Nel merito concentrarsi su interventi rilevanti nelle infrastrutture dell'Isola a partire dal ponte sullo stretto di Messina anche a rischio di perdere i requisiti (europei) per l'insularità, sostenere l'agricoltura siciliana, con le proprie produzioni di eccellenza, nella fase della commercializzazione, che ancora oggi rappresenta l'anello debole della filiera, sostenere il turismo per la relativa destagionalizzazione, ed inoltre perimetrare le aree su cui installare gli impianti per la produzione di energie alternative e fare diventare la Sicilia la prima in Italia, ed in Europa in tale produzione.


In definitiva è giunto il momento di prendere atto che il progetto di industrializzare la Sicilia degli anni '70 non è stato realizzato e, quindi, è necessario, quale fatto culturale, comprendere che per lo sviluppo economico non esiste soltanto l'industrializzazione ma vi sono significative alternative.


Rispetto agli anni settanta il sistema produttivo della Sicilia si è sviluppato con un modello plurale in cui in uno ad alcune eccellenze industriali, riconducibili a multinazionali. sono state sviluppate altre attività (agricoltura in produzioni innovative, logistica e trasporti, turismo).


Però, l'attuale modello economico siciliano non è sufficiente per assicurare posti di lavoro e benessere. 


La soluzione per lo sviluppo socio-economico della Sicilia deve essere quindi programmare non modificando il modello plurale ma creando le condizioni per il suo sviluppo che, come già accennato, consistono nella realizzazione delle infrastrutture per adeguarle a quelle del Nord Italia e favorendo la commercializzazione sui mercati nazionali ed esteri della nostra produzione agricola di eccellenza, nonché destagionalizzando il turismo.


I 15 milioni di pernottamenti annuali della Sicilia, tenuto conto dei suoi asset, potrebbero essere triplicati con la destagionalizzazione.


Gli indici di occupazione delle strutture ricettive in Sicilia sono inferiori al 40%.


In conclusione per lo sviluppo economico della Sicilia sono necessari una nuova cultura dello sviluppo, adeguato alle infrastrutture, e l'applicazione di tecniche di marketing per vendere in Italia ed all'estero i nostri prodotti di eccellenza ed i nostri servizi alberghieri e turistici.


Per lo sviluppo economico della Sicilia non sono necessari altri mega impianti di raffinazione di prodotti petroliferi e stabilimenti per la produzione di autovetture e camion.


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