Dopo la dura denuncia del sindacato CIMO sulle politiche perverse della sanità siciliana, il prof. Beppe Condorelli torna a lanciare l'allarme sulle condizioni drammatiche in cui versano i pronto soccorso e gli ospedali pubblici in generale, con carenze di personale inaccettabili.
Prima o poi qualcuno dovrà occuparsene.
(PDR)
Carissimo Direttore,
dopo aver scritto, su Catania, delle gravi carenze riguardanti principalmente pulizia ed ordine pubblico, dopo aver “evocato” le figure istituzionali (Prefetto, Questore, Sindaco facente funzione, comandante dei Vigili Urbani ), è arrivato il momento di parlare nuovamente di sanità.
Perché, vede, per il traffico impazzito a causa degli incivili, per la sporcizia che ha fatto guadagnare a Catania il primo posto mondiale in fetenzia, il cittadino perbene può imprecare.
Ma di malasanità si può sì imprecare, ma dopo essere arrivati all’altro mondo.
Siamo – non è un plurale maiestatis- “adusi” alle querele (tutte vinte per la cronaca), ma questa volta sono diventato più furbo, ed ho cominciato a raccogliere “ casi clinici” di malasanità.
Struttura critica per i cittadini è il pronto soccorso: negli anni andati avevo fatto una proposta di legge articolata in tre punti: 1) i sanitari del PS devono avere almeno venti anni di esperienza;
2) i sanitari del PS devono ricevere uno stipendio almeno una volta e mezzo quello di chi lavora (in certi istituti sarebbe proprio da vedere) nelle corsie;
3) l’orario di lavoro deve essere non superiore alle cinque ore perché la lucidità è indispensabile per chi deve prendere
decisioni da cui può dipendere la vita o la morte del paziente.
Per quello che so la CIMO (leggi articolo) è un sindacato abbastanza indipendente, e ritengo che i Colleghi condividano il mio punto di vista.
Il Policlinico ha due Pronto Soccorso, quello propriamente del Policlinico e quello del San Marco.
Conosco bene chi li dirige: Giuseppe Carpinteri e Paola Noto.
Sono due medici bravissimi: sulla loro competenza e sulla loro dedizione metto la mano sul fuoco.
Ma cosa può fare un Generale senza una truppa adeguata?
Cosa può fare un Generale se si trova, dove si combatte la battaglia per la vita, ragazzini alle prime armi; per di più usciti dalla scuola di medicina nostrana?
Spessissimo (prove documentali)vengono dimessi pazienti che, ai miei tempi, venivano ricoverati in Medicina Interna (maiuscolo per i miei tempi!); c’è da chiedersi se queste strutture mettano a disposizione del pronto soccorso tutti i posti letto o se nelle stesse ci siano degenti di altra provenienza.
Non possiamo chiedere ancora una volta al Dottore Zuccaro di programmare un blitz che si potrebbe chiamare “Università in Degenza “; ad occuparsene dovrebbe essere il dott. Sirna, Direttore Generale del policlinico, medico, alla fine della sua carriera, e quindi non ricattabile.
Sarebbe certo di conforto per noi tutti sapere che nelle medicine interne (i dati che ho raccolto riguardano solo pazienti non chirurgici) il direttore è quotidianamente presente, i degenti sono tutti provenienti dal pronto soccorso e vengono amorevolmente curati da medici di provata esperienza; e che gli specializzandi fanno gli specializzandi e non i sostituti di chi non c’é.
Sì, sarebbe veramente un gran conforto anche per me che, da cattolico, non voglio sminuire il valore dell’invocazione “A subitanea et improvisa morte libera nos, Domine “.
Così stando le cose il Dominus dovrebbe liberarci sì, ma dai politicanti della sanità; non certamente da una morte improvvisa che libererebbe il paziente dalle ulteriori sofferenze provocate da una sanità marcia.
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