
Anche qui, la cronaca dei voti in più, di quelli in meno, delle correnti, dei tentativi di sgambetto e tripli salti mortali li lasciamo a quelli che li raccontano prima e meglio di noi.
Per noi rileva un fatto che va oltre destra e sinistra compresi i centri vari: è stato eletto presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno, deputato di Paternò.
Un GIOVANE di 37 anni.
Il più giovane presidente di sempre del più antico parlamento del mondo: non è accaduto qualcosa di poco conto.
E infatti questo ci interessa, il salto generazionale: al di là delle appartenenze, qualcosa, speriamo molto, sta cambiando.
Certo, la giovane età non è di per sè garanzia di innovazione, ne abbiamo conosciuti e sono ancora in giro più o meno giovani che hanno dimostrato di essere più vecchi dei loro predecessori nei metodi di gestione della Cosa Pubblica: il potere pare abbia un immediato effetto omologante al peggio, invecchia istantaneamente.
Però bisogna essere fiduciosi, quantomeno non pregiudiziali.
Intanto abbiamo un premier donna e di appena 45 anni: speriamo di cuore che se lo ricordi e che non siano i soli primati che le si potranno riconoscere.
Adesso, in Sicilia, arriva un presidente dell'Assemblea che di anni ne ha appena 37, in un ruolo delicatissimo, che "farebbe tremare le vene ai polsi a chiunque", come ha affermato lo stesso Galvagno nel suo intenso discorso di insediamento, pronunciato intorno alle 14 del 10 novembre 2022, immediatamente dopo la proclamazione.
Un discorso non banale e con incisi non scontati, a partire dal riconoscimento tributato a Claudio Fava per il lavoro svolto quale presidente della Commissione Regionale Antimafia nella passata legislatura: Fava appartiene a schieramento decisamente opposto a quello di Galvagno e questo "onore delle armi" non era certo dovuto ed ha il suo significato.
Tributo anche per il presidente uscente dell'ARS Gianfranco Micciché, che nessuno ha ancora capito cosa intende fare da grande.
Più prevedibile invece il richiamo alla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa, anche lui appena eletto e anche di Paternò come Galvagno, il quale ricorda come abbia iniziato sotto la sua guida la militanza politica.
Una militanza che, nonostante la giovane età, vanta una lunga esperienza essendo maturata sin dai banchi di scuola per proseguire in quelli universitari sino alla deputazione regionale ora secondo mandato.
Il discorso d'insediamento è attentissimo agli equilibri, badando a non dimenticare nessuna delle componenti sociali, mostrando consapevolezza della difficoltà che attendono quanti hanno oggi responsabilità di classe dirigente.
Poveri, giovani, anziani e donne. Lavoratori e imprese. Politici e istituzioni. Un richiamo per tutti, un'attenzione per ciascuno.
Più intenso il richiamo ai disabili "che meritano di essere curati".
La chiusura dedicata al padre Pino, medico di famiglia conosciutissimo e altrettanto stimato che, nonostante fosse in pensione, scese in campo per contrastare il covid e ne rimase generosamente vittima, come tanti colleghi e operatori sanitari troppo frettolosamente dimenticati: un esempio di dedizione al dovere e agli altri impegnativo come eredità.
È una grande responsabilità quella che ricade su così giovani spalle, ma rappresenta un'opportunità irripetibile per dimostrare che è venuto il momento di cambiare e che è arrivata l'ora che le giovani generazioni comincino a governare direttamente questa comunità che ha bisogno di tutte le energie possibili, possibilmente con idee e visioni capaci di ristrutturare un sistema che in tutta evidenza non funziona più ed abbisogna di riforme radicali.
La Sicilia è stata spesso "laboratorio politico", dovrebbe ora diventare "laboratorio istituzionale", sperimentando nuove formule nella gestione della cosa pubblica.
Adesso occorre coraggio, quel coraggio che solo i giovani possono avere. Come i molto anziani. Ed i poeti.
Buon lavoro al presidente Galvagno ed a tutti i deputati.
Quasi tutti.