È stata una lunga notte e ancora non si sino concluse le operazioni di scrutinio per il rinnovo del parlamento italiano, mentre quelli per la regione siciliana cominceranno solo alle 14.
Ma il quadro, almeno sotto il profilo delle percentuali e dell'analisi politica, sembra abbastanza chiaro.
Quello che poi determinerà i successivi passaggi dipenderà dalla effettiva distribuzione dei seggi.
Intanto il dato più eclatante è che troppi italiani, nonostante i mille problemi che devono risolvere, hanno deciso ancora una volta di non andare a votare, raggiungendo una percentuale di astensione che è la più alta della storia repubblicana: il 36%.
A livello nazionale ha votato meno del 64% degli aventi diritto, ben 9 punti in meno rispetto alle precedenti elezioni.
Curiosamente ancora più drammatico il risultato in Sicilia, dove neanche il trascinamento della competizione regionale ha invertito la tendenza, anzi, e c'è da rifletterci, lo ha addirittura peggiorato: ha votato solo il 57%!
Questi sono numeri preoccupanti, da fine di un sistema che per una parte non è più riconosciuto, dall'altra si affida ad ogni occasione alla protesta pro-tempore, che ogni volta viene rapidamente tradita con il suo inglobamento nollo stesso meccanismo di auto-conservazione.
"Le istituzioni non si riformano da sole, perchè chi le rappresenta tende a mantenere i privilegi acquisiti", sosteneva il grande studioso liberale delle elite Gaetano Mosca: e quindi è probabile che ci sia più di un problema da affrontare...
Venendo ai primi risultati, astensione a parte, il primo dato è la vittoria di Giorgia Meloni, non c'è dubbio.
Se sarà lei la prima premier donna della storia repubblicana è presto a dirlo, ma al momento questa è l'attesa al netto di alchimie parlamentari che in Italia non si possono escludere mai, basti pensare alla scorsa legislatura ed a quello che sono stati capaci di combinare.
Poi, altro dato sino a qualche settimana prima inimagginabile: la straordinaria tenuta di quello che non sarà più il Movimento 5 Stelle ma ormai chiaramente il Partito di Conte, che ha dimostrato un'abilità non comune nel tirarlo fuori da una disfatta trasformandal in vero e proprio successo superando il 15%.
I grandi sconfitti Letta e Salvini, le cui ragioni andranno meglio analizzate a freddo, ma certo lasciano presupporre prossimi bagni di sangue all'interno dei rispettivi movimenti.
Tiene in qualche modo Forza Italia, mentre spariscono dalla scena parlamentare Luigi Di Maio e Gianluigi Paragone.
Importante il risutato dei centristi/draghiani di Azione capitanati da Carlo Calenda col contributo di Matteo Renzi, che intorno all'8% possono giocare la loro partita.
L'Alleanza Verdi Sinistra entra in parlamento superando di misura il 3%, mentre è ancora in bilico +Europa di Emma Bonino che rischia di perdere il suo seggio.
Insomma, siamo ancora all'inizio delle analisi e ci sarà un bel pò da riagionare.
Intanto alle 14 comincia lo spoglio per le regionali siciliane...