Anche stavolta non si è fatto trovare impreparato l'ex sindaco di Messina Cateno De Luca.
Già da tempo impegnato nella dura campagna elettorale per la presidenza della regione siciliana, ha subìto come tutti i competitor l'accelerazione imposta dallo scioglimento del parlamento nazionale, costringendolo ad anticipare i tempi del suo progetto più ampio.
Nell'arco di pochissimi giorni ha stretto alleanze in tutto il paese riuscendo a trovare candidati per Camera e Senato in oltre l'80% delle circoscrizioni e da ieri ha cominciato la raccolta per le firme.
Si è infatti svolta presso un albergo della riviera catanese una riunione organizzativa con la presenza di tutti i candidati locali, e così si sta facendo per ogni provincia.
Ciascuno è chiamato ad organizzare la raccolta di firme individuando i pubblici ufficiali che possono autenticarle, trasformando un adempimento burocratico in genere abbastanza fastidioso in uno strumento per avvicinare il potenziale elettorato e far conoscere ulteriormente l'unico progetto in campo realmente anti-sistema.
I toni infatti sono sempre più forti e De Luca, come del resto i vari candidati a Camera, Senato e Regione che ieri si sono presentati uno ad uno, non le manda a dire.
A margine degli aspetti organizzativi che hanno caratterizzato l'incontro di ieri, mostrando una efficiente compattezza ed una organizzazione di tipo militare, De Luca ha anche commentato il disastro subìto dalla città di Catania con la perdita dell'opportunità dell'insediamento della multinazionale INTEL che invece ha scelto il Piemonte o il Veneto, escludendo comunque la Sicilia facenole perdere 5 miliardi di euro e mille posti di lavoro: "Grazie alla Lega e a Minardo" denuncia il candidato sindaco di Sicilia.
Se sul successo del progetto Sicilia per il suo movimento De Luca non mostra dubbi, quello nazionale lo vede a portata di mano: "Il sistema elettorale richiede il raggiungimento del 3% per poter entrare in Senato, corrisponde al 36% del voto siciliano e noi possiamo farcela: in questo modo riusciremmo per la prima volta a portare in parlamento una pattuglia di siciliani autenticamente indipendenti pronti a rivendicare gli interessi dei nostri concittadini. Sarebbe una rivoluzione e confidiamo che i siciliani capiscano che hanno adesso una grande responsabilità ed una grande occasione."
Una graffiata anche alla SAC, la società di gestione dell'aeroporto di Catania di cui si era già occupato e la cui gestione proprio nei giorni scorsi è stata colpita da una durissima delibera dell'Autorità Nazionale Anticorruzione: "É un verminaio di gestione politico-mafiosa che deve finire."