Oggi ne raccontiamo un'altra di quelle strane, stranissime.
Riguarda una società partecipata dalla ex provincia di Catania di cui ci siamo occupati più e più volte: Pubbliservizi.
Un'azienda pubblica con 360 dipendenti che potrebbe e dovrebbe svolgere servizi essenziali ed invece da anni è immoblizzata in una procedura fallimentare dalla quale non si riesce o non si vuole uscire.
Ma oggi ci occupiamo di altro, della figura di un noto professionista catanese, noto se non al grande pubblico almeno al sottobosco del sottogoverno catanese: il prof.avv. Alfio D'Urso.
In quella sede ricordavamo come D'urso appartenesse alla nutrita schiera del consulenti della SAC di cui era stato amministratore con qualche corollario di ex collaboratori divenuti mega imprenditori proprio all'interno dello scalo etneo.
La vicenda che intreccia l'avv. D'Urso alla Pubbliservizi è di quelle aggrovigliate che capitano a Catania, dove alla fine girano sempre gli stessi personaggi e non si risolve mai niente, anzi i problemi si ingarbugliano sempre di più e se ne capisce sempre meno.
Ad un certo punto della crisi Pubbliservizi, il sindaco metropolitano allora in carica Salvo Pogliese decide di nominare un amministratore unico e sceglie, nel luglio 2020, proprio l'avv. Alfio D'Urso che rimane in carica qualche mese per poi dimettersi lasciando il posto ad un consiglio di amministrazione presieduto dall'imprenditore catanese Giuseppe Molino, con i poteri limitati dalla persistenza del commissariamento di cui sopra.
Abbiamo anche raccontato della fase in cui, nell'ambito della procedura fallimentare, occorre che Pubbliservizi nomini dei consulenti esterni per la predisposizione della proposta di concordato preventivo.
Anche in quel caso scoppia un macello, con fortissime tensioni tra la volontà politica della Città Metropolitana ed il CdA della Pubbliservizi, che di fatto viene spogliato della possibilità di scegliersi consulenti di propria fiducia, sottoponendone l'individuazione ad una bizzarra selezione che infatti partorirà un risultato fantasmagorico: a vincere la "selezione" come consulente sarà proprio l'ex amministratore unico Alfio D'Urso, e già questo pare non poco strano.
Comunque il CdA alla fine approva a maggioranza la nomina ma con la significativa astensione del presidente Molino, motivata a verbale.
Quindi alla fine Alfio D'Urso viene nominato consulente per la redazione del piano concordatario da presentare al Tribunale Fallimentare e in tale ambito si ritrova a firmare le varie dichiarazioni previste dalla legge in tema di incompatibilità, inconferibilità ed assenza di conflitti di interesse.
E qua accade la cosa strana, stranissima: il prof. avv. Alfio D'Urso è da anni coinvolto personalmente in un contenzioso proprio con la Città Metropolitana da cui Pubbliservizi è partecipata.
Ed è un contenzioso anch'esso strano stranissimo.
In pratica D'Urso risulta proprietario di un immobile in via Centuripe a Catania che viene locato dalla Città Metropolitana che però non lo utilizza pur pagandone l'affitto.
Di questa "anomalia", che al momento non approfondiamo per non appesantire il racconto ma forse lo meriterà successivamente, ad un certo punto qualcuno in Città Metropolitana si accorge e viene avviata la procedura di rescissione dell'inutile contratto che costava alle casse pubblice diverse migliaia di euro.
Alla rescissione si oppone il proprietario Alfio D'Urso avanzando la pretesa di un rinnovo automatico del contratto di affitto e ne nasce un contenzioso innanzi al Tribunale Civile di Catania ancora in corso.
A firmare il decreto di costituzione nel relativo giudizio contro D'Urso è il sindaco metropolitano Pogliese che però successivamente, nel 2020, lo nominerà amministratore unico della Pubbliservizi.
Ora, se potrebbe anche essere plausibile che il sindaco metropolitano, tra le centinaia di atti che firma, possa non essersi accolto del collegamento, risulta difficile credere che il prof. avv. Alfio D'Urso non sapesse di essere in contenzioso con l'ente pubblico socio della società che gli conferiva incarico prima di amministratore e poi di consulente: come ha fatto a firmare la dichiarazione di assenza anche potenziale di conflitti di interesse?
E non solo questo, ma qua la cosa diventa antipatica se solo si leggono gli atti e la corrispondenza intercorsa nell'ambito della procedura fallimentare, in cui il prof. avv. D'Urso assume un ruolo che appare debordante rispetto al mandato ricevuto.
Infatti, a ben leggere gli atti, pare che arrivi ad ingaggiare un improprio braccio di ferro con la funzione del Controllo Analogo della Città Metropolitana, addirittura contestandone, inspiegabilmente ed apparentemente inutilmente, la legittimità ed arrivando a farlo nel corso di una delicatissima udienza innanzi al Tribunale Fallimentare, rischiando così di arrecare nocumento agli interessi della società pubblica.
Ora, per pura coincidenza ovviamente, accade che gli uffici del Controllo Analogo della Città Metropolitana sulla Pubbliservizi coincidano con quelli che si sono accorti dell'anomalia del contratto di affitto che coinvolgeva il prof. avv. Alfio D'Urso e quindi non è suggestivo sostenere che un conflitto di interessi ci sia.
E non solo potenziale ma "effettivissimo" e che certo non giova a Pubbliservizi con i suoi 360 dipendenti appesi ad un filo sempre più sottle e sulle cui teste evidentemente si giocano partite di dubbia origine.
E anche questo accade a Catania.
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