E alla fine il terremoto c'è stato e si chiama Cateno De Luca, che riconquista al primo turno Messina con un candidato considerato un outsider e stavolta accreditando anche le sue due liste, che superano abbondantemente lo sbarramento raggiungendo insieme un clamoroso 26,9% .
Entra in consiglio Prima l'Italia, trascinata dalla decisione dell'esponente leghista Nino Germanà che, alleandosi con De Luca a sostegno di Basile, fa raggiungere al suo partito il 5,32% consentendogli di entrare in consiglio comunale.
Risultato che pare in controtendenza per la Lega, che nelle altre realtà comunali non ottiene risultati soddisfacenti nonostante, o forse proprio a causa dell'innesto delle truppe Sammartino-Sudano mai gradite dalla base storica del partito.
I 5Stelle non superano lo sbarramento ed il PD si ferma al 6,96%.
Umiliato il centrodestra con il candidato sindaco Maurizio Croce, potentissimo commissario al dissesto Idrogeologico del governo Musumeci, che raggiunge appena il 27%.
Foza Italia Messina supera di un soffio il 5% mentre FdI entra in consiglio con l'8,58%, resta fuori l'UDC.
Sapeva perfettamente che la partita definitiva si sarebbe giocata sulle amministrative di Messina ed è riuscito a farlo con un'abilità che non lascia dubbi sulle sue capacità di entrare in sintonia con l'elettorato più trasversale, di qualsiasi target, a ciascuno riservando linguaggi e messaggi adeguati, mantenendo per tutti la promessa che il progetto consiste nello sradicamento dell'attuale sistema di potere.
Dote, quella di riuscire a parlare con tutti, del tutto sconosciuta agli altri potenziali candidati espressione dell'estabishment, i quali possono solo affidarsi alle alchimie di palazzo, confidando in quelle somme di voti di preferenza che ormai, a quanto pare, non funzionano più.
Lo scenario di questa tornata elettorale conferma il dato drammatico di un'affluenza ormai minoritaria, la media regionale si attesta ad un misero 51,27%, quella della provincia di Palermo addirittura al 45,40%: segno di una vera e propria repulsione nei confronti della proposta politica che rischia di diventare emergenza democratica, con tutte le criticità di natura socale che comporta.
A Palermo vince al primo turno l'esponente di una parte del centro destra, l'ex rettore già più volte assessore regionale Roberto Lagalla, ma i dati più interessanti sono altri due.
L'affermazione di Forza Italia, che con la guida di Gianfranco Micciché torna ad essere il primo partito, e quella del candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli, sostenuto dall'area che fa riferimento all'ex ministro Carlo Calenda e supera il 14%.
Nelle altre province in lizza comuni minori, in molti casi spoglio ancora in corso ed è quindi presto per fare un'analisi compiuta.
Nel catanese colpisce il risultato del sindaco uscente Marco Rubino che a Sant'Agata li Battiati supera l'80% dei consensi, umiliando il competitor diretta espressione del presidente della regione Musumeci: l'avv. Torrisi, già amministratore della partecipata regionale Società degli Interporti Siciliani e che si è fermato al di sotto del 20% nonostante un tentativo decisamente poco urbano con la diffusione di notizie denigratorie sull'avversario che evidentemente gli si sono ritorte contro.
Sempre nella provincia etnea deve registrarsi il prepotente ritorno del Movimento per l'Autonomia capeggiato dall'ex presidente della regione Raffaele Lombardo che impone i suoi sindaci a Randazzo, Paternò ed Aci Catena.
Il trionfo di De Luca ed il rafforzamento dell'area miccicheiana di Forza Italia rendono sempre più difficile se non ormai del tutto superata la possibilità di una candidatura dell'uscente Musumeci e si aprono scenari inediti.
Adesso infatti, in attesa di conoscere i risultati definitivi con anche le preferenze dei singoli candidati nei vari consiglia, non resta che immergersi nella campagna per le prossime regionali di novembre che, a questo punto, rischia di essere quanto meno divertente.