
Dal 2001, il 27 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della Memoria, ricorrenza dedicata alla commemorazione ed al ricordo delle vittime del nazismo, dello sterminio degli ebrei e di tutte le leggi razziali emanate durante l’Olocausto
di Alberti Michele, Grasso Flavia Carola e Pappalardo Lidia Maria
Trascorsi 77 anni da quanto avvenuto nei campi di concentramento di Auschwitz, ad oggi, tale atrocità, potrebbe sembrare distante dall’attuale situazione del mondo, ma è davvero così?
In realtà, basta poco per poter rispondere a questa domanda, considerando che l'odio, il nazionalismo estremo e l’idea di superiorità, seppur non ripetendosi nelle stesse forme e dinamiche, sono ancora presenti.
Ad oggi però, non esiste una vera e propria discriminazione verso una specifica categoria sociale, ma sono ugualmente tanti i casi in cui, in “modalità silenziosa”, le categorie più fragili sono costrette a sottostare ad un sistema sbagliato per loro appositamente creato.
La memoria storica del 27 gennaio permette di ricordare quanto l’odio, la guerra, l’estremismo ideologico ed il non accettare la diversità siano causa del regresso umano ed oggi più che mai risulta avere un inestimabile valore, anche se, purtroppo, spesso tende ad essere trascurata. Fare memoria, significa quindi, conoscere fino a che punto l’uomo si sia spinto contro se stesso, sensibilizzare le coscienze umane a non ripetere più gli sbagli commessi e, come sostiene una ragazza di 5°E, permette di affrontare, in maniera consapevole, il presente ed il futuro.
Come dice la docente di storia e filosofia Marinella Sciuto: “Il nostro compito è quello di ricordare senza cadere nella retorica dei “mai più” o del “non dimentichiamo”. Occorre tradurre la memoria dell’orrore in responsabilità verso i perseguitati del nostro presente. Solo così, la memoria delle vittime degli orrori nazifascisti può avere un senso per il presente.”
A tal proposito, dunque, è ancora necessario non abbassare la guardia contro chi fa distinzioni etniche, razziali e religiose, al fine di permettere a ciascuno di noi di riflettere e migliorarsi per costruire, sulla base delle atrocità del passato, un presente e un futuro, che consentano di fare giustizia alle milioni di vittime innocenti a cui è stato tolto il dono più bello che si possa avere: la vita.
A causa dell’atrocità del periodo, i pochi sopravvissuti a questo orrore, oltre a portarsi una ferita indelebile per tutta la vita, faticano ancora a raccontare la loro esperienza increduli di quanto accaduto…
Come ricorda la docente di lettere Agata Mauro, "restano ancora oggi le testimonianze orali di coloro che hanno vissuto l’accaduto in vesti di bambini, tra i quali è possibile citare Liliana Segre che, nonostante quello che abbia vissuto nel suo passato e nella sua infanzia, ancora ad oggi deve combattere contro gli attacchi di coloro che, di fronte all’evidenza, si permettono di negare e sminuire quanto accaduto."
L’Olocausto ci insegna quindi che non esiste differenza tra gli uomini del mondo: essi sono tutti speciali e pieni di difetti allo stesso modo:
sono semplicemente uomini.
La stessa docente Agata Mauro fa menzione di una frase che, tratta dal Talmud, uno dei testi sacri dell'ebraismo, e poi ripresa nel film “Schindler's list”, rispecchia quello che dovrebbe essere il pensiero di ogni uomo:
“Chi salva una vita salva il mondo intero”.
Questa frase fa evincere che, con un atto di responsabilità personale, possiamo sottrarci a logiche di massificazione che istigano all’odio ed alla violenza. Ricordiamo che basta un solo gesto eroico per salvare il mondo, esprimibile con parole semplici ma dal difficile significato: contrapporsi all’odio.