
La dott.ssa Sandra Terracina ha messo in evidenza il ricordo dello sterminio del popolo ebraico, tramite un seminario che ha interessato i ragazzi del liceo scientifico Archimede di Acireale
di Claudia Sorrisovalvo e Francesco Fichera
“Il paradigma principale dell’antropologia è proprio quello della razza, cioè l’idea di classificare l’uomo” è così che la dott.ssa Sandra Terracina, biologa e coordinatrice del Progetto Memoria di Roma, ha coinvolto noi studenti del Liceo Archimede in un seminario in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico. Per la nostra scuola è molto importante approfondire questo argomento in svariate modalità, a testimonianza di ciò la studentessa Federica Nicolosi di 4C, ci racconta, in un’intervista, di un’ulteriore programma: “Abbiamo deciso di partecipare al progetto Uniti nella memoria che è un progetto di formazione, che non spiega soltanto il lato storico di questo tragico evento, ma cerca di liberarci dai pregiudizi per riuscire ad andare avanti senza commettere gli stessi errori”.
Lo stesso insegnamento ha provato a lasciarci la dott.ssa Terracina, illustrando come l’odio verso chi è diverso esiste da sempre, ma si sviluppò in particolar modo nel XIX secolo, in cui tutti i paesi europei si stabilirono nei propri imperi coloniali e cominciarono ad essere utilizzati gli indici antropometrici, cioè la forma del cranio, la lunghezza degli arti e la costituzione generale ed è così che venne coniata la razza ariana. Darwin e Mendel sono i padri della genetica moderna.
In quest’epoca storica si discute l’origine dell’uomo, che può essere monogenica, cioè avente origine da un solo ceppo o poligenica, cioè avente origine da una pluralità di progenitori. In particolar modo Darwin è un’affermatore del monogenismo. Darwin nel 1871 pubblicò l’elaborato “L’origine dell’uomo”, secondo cui l’evoluzione dell’uomo è naturalmente correlata alla selezione naturale.
Quest’ultima, applicata alla società umana, diventa la giustificazione del privilegio di chi è più ricco.
Il ‘900 è anche un periodo di apertura ed è molto importante per la scienza, infatti vengono scoperti i gruppi sanguigni A,B,0 ed è una differenza che fisicamente non si vede, ma che in realtà distingue una persona da un’altra. Inoltre in questo periodo nascono i termini Genetica e gene.
La politica razziale del fascismo inizia con l’idea della politica demografica, ovvero l’invito a fare più figli e nel 1930 nasce il codice Rocco che mette al bando contraccezione e l’aborto, etichettandoli come crimini contro l’integrità della stirpe.
Nello stesso periodo gli interventi antisemiti diventano più violenti nell’ambito della stampa.
Nel 1937 vi fu la prima legge razzista italiana che è volta a impedire ed a sanzionare i rapporti di indole coniugale tra cittadini italiani e sudditi coloniali.
La stesura della voce “le razze umane” nell’Enciclopedia Treccani fu assegnata nel 1935 all’antropologo Gioacchino Sera che scrive “E' assai comune la confusione tra razza, popolo e nazione [...]. Non esiste perciò una razza, ma solo un popolo e una nazione italiana. Non esiste una razza né una nazione ebrea, ma un popolo ebreo; non esiste, errore più grave di tutti, una razza ariana (o meglio aria), ma esistono solo una civiltà e lingue ariane”. Nel 1938, però, la voce “Razza” fu compilata dal giornalista Virginio Gayda, direttore de "Il Giornale d'Italia", passando direttamente sotto il controllo diretto del regime.
Il 5 agosto 1938 venne pubblicato “la difesa della razza”, una rivista utilizzata per giustificare l’antisemitismo di Stato.
In realtà le razze umane non esistono, né dal punto di vista biologico, né geografico.
Il problema è che l’uomo non è stato capace di razionalizzare gli studi sui fenotipi umani e ne ha fatto un pregiudizio per giustificare fenomeni di sopraffazione come il colonialismo e l’antisemitismo.