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Orazio Frizzi: “Sapere ascoltare è la chiave per tutte le porte del mondo”

08-02-2022 16:08

redazione

Il Mediterraneo in miniatura,

Orazio Frizzi: “Sapere ascoltare è la chiave per tutte le porte del mondo”

La vita dei volontari è spesso trascurata, ma hanno anche loro molto da dire e delle storie da raccontare. Il loro lavoro è in realtà molto impegnativo

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La vita dei volontari è spesso trascurata, ma hanno anche loro molto da dire e delle storie da raccontare. Il loro lavoro è in realtà molto impegnativo e spesso devono confrontarsi con la criticità della realtà. Abbiamo raccolto la testimonianza di uno di loro: Orazio Frizzi, volontario della Casa della Carità


di Arianna Finocchiaro, Flavia Greco e Andrea Pistorio

 

Da dove nasce la volontà di aiutare gli altri?
Può nascere dall’amore o dalla solitudine, può essere sempre stata dentro di noi o può essere nata per caso.
Orazio Frizzi ci racconta che era amore quello tra Salvatore Maugeri e Rosa Garozzo, sposati per più di settant’anni, e fu solitudine quella che ha colpito Salvatore alla morte della moglie. Si è avvicinato, ed è riuscito a comprendere, il senso di abbandono che provano gli anziani senza nessuno accanto, decidendo quindi di donare in eredità la sua grande casa ai Camilliani. Lui fortunatamente aveva una famiglia molto vicina che lo ha sempre sostenuto. Nel tempo la casa di accoglienza ha risposto ai bisogni del territorio. La trasformarono nell’attuale Casa della Carità, un centro di accoglienza per anziani, senza-tetto e in fondo per chiunque vivesse qualunque tipo di emarginazione.
Ma se c’è chi la strada per il volontariato l’ha perseguita con coscienza, c’è anche chi, come Orazio Frizzi, si è ritrovato immerso in questo mondo quasi senza volerlo. La sua è la storia di un ragazzo, acese ed ex-studente del nostro liceo, che a vent'anni, si ritrova a scegliere tra servizio militare e obiettore di coscienza. Sarà la seconda opzione a farlo avvicinare alle strutture del terzo settore di volontariato del territorio.

Arrivò ultimo in una graduatoria e tra tutte le realtà presenti nel territorio e gli “toccò” il centro di primo accoglienza della mensa di San Camillo.


Appena misi piede in quella struttura mi sono letteralmente innamorato di questo mondo.” Sono queste oggi le sue parole, ma erano i pensieri di un ragazzo che, finito l’anno da obiettore, non esitò a prendere servizio come volontario nella stessa struttura il giorno successivo. Affiancata alla Casa della Carità c’è la Casa della Speranza, definita dallo stesso Orazio Frizzi il “pronto soccorso sociale dove chiunque abbia bisogno di una prima accoglienza può recarsi”.

 

Dopo un’accurata analisi dei bisogni e delle disponibilità del territorio, gli ospitati vengono indirizzati nelle varie strutture: nel caso di malattie infettive come l’AIDS, la Tenda dava una prima accoglienza ai malati, nel caso di situazioni di abbandono di persone in età avanzata se ne occupava la Casa della Carità.
Orazio, nella sua carriera di volontario, si è occupato  anche di un compito molto delicato: girare la notte con un pulmino per trovare e poter parlare con tutte quelle ragazze che erano state costrette alla prostituzione, dando supporto morale ed economico, anche semplicemente con dei vestiti o una coperta, presentando loro la via non semplice della denuncia, poiché “fare volontariato significa anche dare una prospettiva a chi ne ha bisogno”.


Per la sua spinta e la sua volontà di aiutare è arrivato alle vette dell’organizzazione delle strutture di accoglienza, ed è stato quindi anche compito suo la riorganizzazione della Tenda, della Casa della Carità e della Casa della Speranza dopo il luttuoso incidente che ha colpito la Tenda la notte tra il 4 e il 5 dicembre 2020, quando un uomo affidato alle cure della struttura pose fine alla vita di fra’ Leonardo Grasso, dando poi l’intero piano alle fiamme. Fra’ Leonardo aveva seguito le orme di San Camillo, a cinquant’anni aveva preso i voti dopo la morte di entrambi i genitori, “dopo una vita scapestrata ha dedicato tutto se stesso ad aiutare gli altri”, fino a dare la vita per loro.
Tramite una fitta rete di associazioni, strutture, istituzioni ma soprattutto grazie alle persone, Orazio Frizzi è riuscito a coordinare le strutture di accoglienza.

 

Il suo segreto? Saper ascoltare.

Se chi bussa alla tua porta, trova una persona pronta ad ascoltare è già più propensa a farsi aiutare. Poi passiamo a parlare dei problemi e dei bisogni della persona. Ma se non c’è ascolto non andiamo da nessuna parte: ci limitiamo a dare un piatto di pasta, una doccia calda e dei vestiti puliti”.


Sono un uomo fortunato - continua Orazio -  ci vuole tanta empatia in questo lavoro ma tanta deve essere l’empatia delle persone che ti sostengono. Il mio cuore appartiene alla mia famiglia ma il mio tempo è dedicato al volontariato. Se c’è bisogno di correre, notte o giorno che sia, io corro. Le problematiche qui trattate sono le più varie e tutte meritano la giusta attenzione. Noi ci occupiamo delle persone e OGNI persona è una storia che va ascoltata.” 


La giornata di oggi - conclude Orazio - è stata un’esperienza unica, poter parlare con voi giovani e sperare di avere anche solo una minima chance di avervi influenzato, mi rende felice. Forse l’unica cosa con la quale scambierei il volontariato è proprio parlare e sensibilizzare le nuove generazioni.”

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