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SAC e Camera di Commercio: era già scandalo ora diventa incredibile "pirateria istituzionale"

22-04-2022 07:00

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, SAC&CamCom, Focus,

SAC e Camera di Commercio: era già scandalo ora diventa incredibile "pirateria istituzionale"

Ci sarebbe da ridere se non coinvolgesse centinaia di milioni di euro, migliaia di lavoratori e milioni di utenti: in pratica il futuro di mezza regione

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Come non bastasse quello che abbiamo documentato in questi anni sui metodi di gestione di due importanti enti pubblici come la Camera di Commercio e la SAC aeroporto di Catania, finiti inspiegabilmente in mani indefinibili che li hanno trasformati in bancomat personali e familistici, adesso si è arrivati ad un epilogo che sarebbe impossibile in qualsiasi città governata dalle più basilari regole di diritto e di decenza.

 

La questione è talmente ridicola che lascia basiti, ma al contempo diventa metafora del livello infimo raggiunto dalle nostre istituzioni, a tutti i livelli.

 

Quello che sta accadendo in queste ore è che un manipolo di soggetti da tempo individuati e gravitanti attorno al "Sistema ConfCommercio Catania" sta provando ad approfittare dei casini che solo il sistema della giustizia amministrativa sa creare grazie anche alla più crassa incompetenza di un ministero, quello dello Sviluppo Economico retto dal ministro della Lega Giorgetti che ci ha messo del suo emanando, tra l'altro ben sei mesi dopo rispetto a quando doveva, non uno, ma ben due decreti che si sono prestati ad una aggressione giudiziaria che, almeno nella fase cautelare, ha aperto delle falle ambigue nel procedimento di riordino delle camere di commercio.

 

Ed appunto, tra queste falle si è insinuato l'incredibile tentativo di un colpo di mano che nessuna mente sana poteva concepire a qualsiasi latitudine del globo terrestre: è infatti non a caso ci stanno tentando a Catania.

 

È accaduto che il TAR ha sospeso, in via cautelare, la nomina dei commissari per un difetto nella costruzione logica del decreto ministeriale, cosa che il ministro Giorgetti avrebbe potuto risolvere in sette minuti riscrivendo il decreto in maniera corretta, anche considerando che lo stesso CGA nelle motivazioni gli ha chiaramente indicato cosa doveva scrivere per non farselo cassare: prima o poi qualcuno dovrà chiedere al ministro leghista Giorgetti perché a tutt'oggi non ha ottemperato ad una legge così chiara, e il ministro o chi per lui dovrà rispondere perché ne va della dignità del suo ministero che in un governo normale lo avrebbe già sostituito per molto meno.

 

Nel caos creato ad arte di ricorsi e contro ricorsi, e nella apatia omissiva che ha colpito il ministero di Giorgetti, viene fissata dal TAR l'udienza di merito che dovrebbe dirimere la questione per il giorno 27 di aprile.

 

Al di là delle questioni giudiziarie, l'aspetto più rilevante è che l'unica cosa certa è che la Camera di Commercio del Sud Est non esiste più e quindi in ogni caso non può certo essere la sua vecchia dirigenza a decidere il rinnovo dell'amministrazione della SAC che gestisce l'aeroporto di Catania, il cui interesse è assolutamente generale e strategico e dovrebbe essere garantito a ben altro livello.

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È invece cosa ti combinano? L'attuale gestione SAC, presidente l'agricoltore ragusano Gambuzza e amministratore delegato noto top manager Nico Torrisi (vice presidente della ConfCommercio), convoca per il 28 aprile l'assemblea dei soci che dovrebbe approvare il bilancio e nominare i "nuovi" amministratori.

 

Per statuto i soci, con la maggioranza assoluta della Camera di Commercio, devono presentare le candidature almeno 48 ore prima della seduta e con questo incredibile stratagemma si tenterebbe quel colpo di mano che solo a Catania diventa ipotizzabile.

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A tamburo battente, infatti, la giunta camerale presieduta dal signor Pietro Agen, sedicente "massone in sonno" e presidente di ConfCommercio Catania le cui gesta abbiamo più volte documentato, ha deliberato la sua proposta di candidature, tentando il coinvolgimento di alcune forze sinora estranee ed anzi alternative al "Sistema ConfCommercio".

Nella terna espressa dalla "giunta decaduta della camera che non esiste più", oltre alla riconferma del citato attuale amministratore delegato della SAC Nico Torrisi, sono stati inseriti due nomi di alto profilo perfettamente funzionali, se accettassero, ad un discutibile tentativo di maquillage.

 

Il primo quello dell'imprenditrice Maria Cristina Busi, amministratrice di un'azienda leader internazionale come la Siebeg ed esponente di punta del mondo confindustriale di cui è vice presidente etnea: pare non ci sia cascata ed abbia immediatamente rispedito al mittente il tentativo di coinvolgimento, rimettendo intelligentemente alla sua organizzazione ogni decisione in merito, decisione che è subito arrivata e durissima (la riportiamo a seguire).

 

Il secondo nome è quello del professore di economia di Unict Marco Romano, notoriamente vicino e gradito all'ex presidente della regione Raffaele Lombardo di cui è anche stato dirigente generale durante il suo governo regionale: non è ancora chiaro se Lombardo ha deciso di condividere la responsabilità di questa operazione con tutto quello che conseguirebbe.

La reazione dei vertici di Confindustria a questa maldestra operazione  è stata, come detto, durissima e non prevede appelli:

“I comportamenti messi in atto dalla giunta dell’ente camerale del Sud Est, rispetto alle quali Confindustria Catania e Confindustria Siracusa prendono le distanze,  sono scorrette nel metodo e nel merito – ha affermato il Presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco.  Affrontare il tema delle nomine Sac quando il Tribunale amministrativo regionale dovra’ a breve pronunciarsi sulla pienezza dei poteri degli organi camerali, significa agire in spregio alle regole con il solo obiettivo di mantenere lo status quo e i posti di comando. Nessun progetto, ne’ strategie di rilancio da proporre, quindi, ma solo poltrone da spartire”. Un metodo che non possiamo accettare tanto più se a questo scopo vengono messi in campo nomi di alto profilo come quello della vice presidente di Confindustria Catania, Maria Cristina Busi, imprenditrice di prestigio al vertice un’azienda di rilievo internazionale”.
“Siamo allibiti di fronte alla notizia della convocazione dell’Assemblea della SAC – ha rincarato il Presidente di Confindustria Siracusa  Diego Bivona. “Stiamo parlando dell’ aeroporto di Catania la più importante infrastruttura della Sicilia Orientale il cui destino non può essere affidato a decisioni affrettate di pochi. Non ne comprendiamo la premura, ci sfugge la motivazione: quali interessi sono alla base di questa inusuale convocazione? Riteniamo che siano stati gravemente compromessi i principi di consultazione democratica, trasparenza e linearità compromettendo sin da ora la governance delle nuove Camere di Commercio che auspichiamo vedano protagoniste le Associazioni di categoria ".

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“Oggi più che mai – concludono i due Presidenti Biriaco e Bivona - nel momento in cui il tessuto produttivo e’ alle prese con le molteplici emergenze dettate dalla crisi, occorre un forte segnale di discontinuità che faccia abbandonare logiche del passato”.

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Sullo stesso tema era già intervenuta l'ex ministro e deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo con una nota pubblicata sul quotidiano La Sicilia e che da tempo sta conducendo una battaglia per il riordino delle Camere di Commercio puntando su una più qualificata valorizzazione del territorio siracusano che rappresenta.

"In un paese “normale” - scrive la deputata nazionale - non accadrebbe mai ciò che sta succedendo alla Sac, che gestisce l’aeroporto di Catania.
La società è controllata con oltre il 60% delle quote dalla Camera di Commercio di Catania-Siracusa-Ragusa che con legge dello Stato, votata a larghissima maggioranza del Parlamento è stata commissariata nell’ambito di un riordino delle camcom siciliane.
Ebbene, nonostante il commissariamento su cui si è aperta una controversia in sede di giustizia amministrativa con sospensiva della nomina dei commissari su cui il Tar si pronuncerà il 27 aprile, la Sac sta procedendo all’approvazione del bilancio e del rinnovo delle cariche societarie.
Si tratta di una prevaricazione inaccettabile che offende la Magistratura e il Parlamento e che lascia trasparire un’operazione di potere da parte di un gruppo che non tollera di essere messo da parte dopo una gestione lunga e costellata di ombre, di notizie di stampa su spese allegre per convegni monstre e consulenze generose.
Abbiamo appreso dal giornale non solo che è stata convocata per il 28 l’assemblea dei soci, ma che sono state avanzate candidature in cda di persone autorevoli con una evidente funzione di “foglia di fico” per mascherare un disegno di continuità della attuale amministratore che verrebbe confermato nonostante la discutibile gestione, ma forte del sostegno della lobby della “supercamera” di Catania “padrona” della Sac e che contesta il Parlamento che l’ha commissariata.
Un’operazione di pirateria istituzionale che ha sullo sfondo la madre di tutti gli affari, la svendita ai privati della societa di gestione di Fontanarossa con la scusa sbandierata dell’esigenza di far cassa per reperire fondi per pagare le pensioni dei dipendenti camerali. Problema questo mai realmente affrontato in tutti questi anni come si evince dagli atti e tenuto aperto ad arte per motivare da una parte la vendita del 100% delle quote della Sac e dall’altra per ottenere l’autorizzazione da Roma al raddoppio dei contributi camerali da far pagare alle imprese. Per fortuna non tutti in seno alla Camera di Commercio sono complici di questa operazione di potere che travalica ogni galateo istituzionale per perseguire pervicacemente il disegno economico privato sull’aeroporto che era – come abbiamo appreso nelle aule dei tribunali - di Antonello Montante, ma evidentemente non solo suo."

 

Insomma, ad ogni puntata di questa saga si deve registrare il superamento di un limite che prima si riteneva insuperabile: e la vera responsabilità non è più, a questo punto, soltanto di chi si cimenta in queste spregiudicatezze quanto in chi continua a fare finta di niente pensando che possa passare e che non ne pagherà il pegno.


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