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SARA PETTINATO: il chirurgo prestato alla politica che gli ha rotto il giocattolo

27-02-2022 06:25

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, Focus,

SARA PETTINATO: il chirurgo prestato alla politica che gli ha rotto il giocattolo

Una conferenza stampa che segna un punto alla bella Politica

Alzi la mano chi a Catania non conosce Sara Pettinato.

Probabilmente davvero pochi, anche perché è una di quelle persone che si è sempre spesa per la sua gente, per la nostra gente, ed in un settore delicato ed essenziale: la Sanità, quella con la S maiuscola, quella sempre a contatto col paziente che diventa spesso amico o amica, quella che non fa proclami e passerelle perchè non ne ha il tempo, quella che sta ore in sala operatoria per salvare più gente possibile.

 

Sempre lontana dai riflettori ed anzi utilizzandoli quando efficaci per promuovere le sue tante iniziative in campo sanitario: la sua missione più potente la promozione della prevenzione, soprattutto in campo oncologico, che è il suo, e per le malattie cardiache.

 

Fondatrice dell'associazione "Agata Donna per le Donne", non di rado la si è vista negli anni a bordo di camper attrezzati per visite mammografiche presso aziende, piazze, scuole, a visitare ignare portatrici di qualche nodulo pericoloso che così si sono salvate la vita ed evitato alle proprie famiglie terribili sofferenze: ne siamo testimoni!

 

Un curriculum zeppo di successi operatori, perché Sara Pettinato è soprattutto un chirurgo senologo, che opera al Garibaldi Nesima, allieva di quel grandissimo chirurgo che è Giorgio Giannone, dal quale non solo ha imparato la tecnica ma soprattutto l'abnegazione per il paziente ed ereditato la schiettezza che rende le persone capaci e perbene indigeste al potere cialtronesco ormai dilagante.

 

Quindi, Sara Pettinato non è certo conosciuta e stimata per l'attività politica che pure ad un certo punto della sua vita irrompe tra i suoi tanti impegni professionali e la vede candidata nel 2018 alle elezioni comunali di Catania nella lista di quel partito appena nato, Fratelli d'Italia, che allora sfiorava il 3% e che adesso lascia mentre viene accreditato del 20% e troppi cercano di saltargli su, per farci cosa è un altro discorso che già abbiamo visto nel caso di improvvisi ed effimeri successi. Ma questa è altra storia.

 

Sara Pettinato, si diceva, decide di candidarsi nel 2018 e, senza fare un solo giorno di "segreteria", anzi probabilmente senza neanche sapere cosa sia una "segreteria", viene eletta in consiglio comunale sostenuta dalle centinaia di amici, pazienti e loro familiari che capiscono quanto sarebbe importante per la comunità che un Consiglio Comunale fosse composto da personalità con una Storia, con una Professionalità, con Esperienza di vita. E anche questa è un'altra faccenda, lasciamo perdere.

 

A Sara Pettinato viene affidata la presidenza della Commissione Sanità del comune di Catania, incidente di percorso per l'establishment che non si immaginava potesse fare sul serio, che si mettesse in testa di poter svolgere con coscienza un ruolo sinora del tutto inutile: comincia, con i suoi colleghi di commissione, a convocare esperti, rappresentanti istituzionali, a fare proposte, a chiedere soluzioni.

Mentre alcuni partecipano con convinzione, altri si indispettiscono, si innervosiscono, non vogliono essere disturbati mentre manovrano, non vogliono fatte domande alle quali non sanno rispondere perché non capiscono niente e se capiscono qualcosa è solo di poltrone ed occupazione militare di una Sanità che ormai è solo un gigantesco bancomat di affari e carriere.

 

Sara Pettinato, con la sua mitezza, con quella dolcezza di modi che la fa apparire ingenua a chi commette l'errore di sottovalutarne la tenacia, comincia a soffrire, teme che quel suo impegno in favore della sua gente, della nostra gente,  possa essere vanificato dai troppi muri di gomma che non cercano soluzioni ma solo soddisfazioni per le proprie appartenenze.

 

Tenta fino all'ultimo di farsi ascoltare, non chiede niente per se stessa, chiede attenzione per quel mondo della Sanità ormai avvitato su se stesso e in preda alle brame di un potere che sta producendo danni incalcolabili.

 

L'ultimo tentativo è provare a parlare con i vertici del partito al cui successo ha contribuito nel 2018, quando non era ancora niente ed al quale ha certamente giovato con la sua immagine adamantina.

 

L'occasione è una riunione con i quadri dirigenti locali convocata da tale Giovanni Donzelli, un giovane deputato eletto in Toscana nominato responsabile per l'organizzazione del partito di Giorgia Meloni ed arrivato a portare un unico indiscutibile ordine ai siciliani: il candidato alla presidenza di Fratelli d'Italia sarà Nello Musumeci.

 

I presenti riferiscono di fortissime reazioni contrarie, pochi sono convinti che possa risultare sostenibile la sola ipotesi che si possa in qualche modo sostenere che il governo Musumeci sia stato un buon governo da riproporre ai siciliani: ci vorrebbe una capacità creativa esagerata.

 

Ma non ci sono alternative, non c'è alcuna discussione aperta: questo è l'ordine romano per i poveri dirigenti siciliani di Fratelli d'Italia che non hanno voce in capitolo. Non è la prima volta, speriamo sia l'ultima e che i siciliani, queli veri, lo capiscano.

 

Sara Pettinato ha capito tutto, è la goccia che fa tracimare i suoi argini emotivi, che non le consente ulteriori patti con la sua coscienza.

 

Lo fa con sofferenza e commozione, convoca una conferenza stanza e spiega con inusitata semplicità le sue ragioni.

 

Ed è rivoluzione, perché quella gentilezza mostra in un solo colpo quanto sia nudo il Re, quanto sia arrogante un potere ormai utile solo a sè stesso, quanto sia poveraccio il contesto in cui le persone perbene e capaci rischiano di rimanere schiacciate come utili idioti a tenere il sacco a spregiudicati e cialtroni che hanno dalla loro solo l'arroganza e la violenza.

 

E Pettinato non ci sta.

 

Con gentilezza si è dimessa da quel partito troppo preso da improvviso, e chissà se effettivo, successo ed ha aderito al Gruppo Misto: non si è dimessa da consigliere comunale e non si è dimessa da Presidente della Commissione Sanità.

 

Ed ha fatto bene, perché deve rispondere ai tanti elettori che l'hanno scelta per quella che è e non per dove o con chi si candida: e questo dovrebbe essere il messaggio finale, mantenere l'impegno e rappresentare una testimonianza ed esempio per altri professionisti, imprenditori, lavoratori, cittadini, mamme e padri di famiglia, un invito a scendere in campo, qualunque sia il campo, a riappropriarsi di una Cosa Pubblica che deve tornare ad essere tale prima che ne distruggano ogni settore mettendo a rischio la pace sociale ormai già a dura prova.

 

Una Cosa Pubblica in cui la rappresentanza sia davvero affidata a gente competente e perbene: pare una chimera solo immaginare che possa accadere, ma se non si comincia subito non si sa quanto in basso si potrà arrivare prima che salti tutto in aria.

 

Di tante Sara Pettinato, di qualsiasi colore, credo, convinzione, avrebbe bisogno questa nostra Comunità, di questo coraggio gentile, di questa tenacia emozionata ed emozionante, di questa consapevolezza di un ruolo rappresentativo che non è medaglietta autoreferenziale ma impegno senza sosta: ne siamo convinti, come siamo certi che ce ne sono tante e devono uscire da quel margine in cui  si sono lasciate confinare.

Tornare all'impegno civico di ciascuno come unica rivoluzione possibile prima della violenza sociale che è alle porte delle nostre case mentre fingiamo di non accorgercene.

 

Il resto Sara Pettinato lo ha detto nella sua conferenza stampa, che proponiamo integralmente, perché da domani il consiglio comunale di Catania non sarà più lo stesso: ed è una cosa importante, finalmente utile.

 

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