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Il Ministero degli Esteri italiano sta tradendo centinaia di famiglie e bambini: in diretta la protesta a Roma

07-10-2021 09:47

SudTalk

Cronaca, SudTalk, Focus,

Il Ministero degli Esteri italiano sta tradendo centinaia di famiglie e bambini: in diretta la protesta a Roma

EDIZIONE STRAORDINARIA SUDTALK E SICRAPRESS INSIEME: IN DIRETTA INTORNO ALLE 11 DA PIAZZA DELLA FARNESINA A ROMA

EDIZIONE STRAORDINARIA DI SUDTALK E SICRAPRESS: 

ALLE 11 COLLEGAMENTO IN DIRETTA CON PIAZZA DELLA FARNESINA PER LA PROTESTA DELLE FAMIGLIE OSPITANTI NEI CONFRONTI DEL MINISTERO DEGLI ESTERI ITALIANO

All'indomani del disastro di Chernobyl molti paesi dell'area occidentale più avanzata avviarono progetti di solidarietà per quelle popolazioni così duramente colpite.

L'Italia, come spesso è accaduto, si è distinta occupandosi particolarmente dei più deboli: i bambini.

Molti rimasti orfani o affetti da malattie genetiche che ormai si sono cronicizzate anche nelle generazioni nate successivamente.

 

Tra i programmi più apprezzati l'ospitalità che centinaia di famiglie hanno prestato a moltissimi di questi bambini che durante le vacanze potevano venire in Italia, spesso usufruendo anche di cure non possibili nei loro paesi ed in ogni caso di momenti di serenità in ambienti protetti.

 

Purtroppo le relazioni internazionali con alcuni di questi paesi si sono complicate e in mezzo sono finiti i ragazzi e le loro famiglie "accoglienti" che adesso sono costrette addirittura a scendere in piazza per sollecitare un deciso impegno del Ministero degli Esteri che invece di risolvere le difficoltà le sta complicando.

 

Le famiglie ospitanti e le Associazioni che le riuniscono chiedono piu' impegno alle Istituzioni per la riapertura delle accoglienze sanitarie di minori bielorussi, bloccate da 627 giorni e per tutti i bambini bielorussi dimenticati dalla politica, e tornano a manifestare il 7 ottobre a Roma, davanti alla Farnesina.

 

I programmi solidaristici nati dopo il disastro di Chernobyl - afferma in un comunicato l'associazione Puer - raccontano una trentennale storia di solidarieta' a costo zero per lo Stato italiano che tanto ha dato a centinaia di migliaia di ragazzi (750.000 per la precisione in 30 anni) che oggi vedono il Bel Paese come la loro seconda casa.

 

Non si puo' permettere che questa storia si interrompa e lo stato di agitazione proseguira' fino a quando i bambini bielorussi non riavranno i loro soggiorni di risanamento.

 

Bambini e adolescenti - si legge nella nota - sono sempre piu' preda di depressione, disturbi alimentari, sfiducia nel futuro, mancanza di prospettive.

 

L'assenza di follow up per le cure mediche intraprese, l'impossibilita' di riabbracciare "l'altra famiglia", a volte l'unica che hanno, stanno distruggendo le piccole vite gia' provate dei minori bielorussi.

 

Non e' accettabile che si dialoghi con altri Governi mentre, deliberatamente, non si riprende immediatamente un dialogo mirato alla ripresa delle accoglienze con la Bielorussia.

 

Le sanzioni imposte dall'Unione Europea e, in particolare, il blocco dei voli stanno distruggendo 30 anni di cooperazione fra i due popoli penalizzando unicamente la popolazione civile, si sottolinea ancora nella nota.

 

Dopo la manifestazione dello scorso aprile di fronte al Ministero della Salute per chiedere l'approvazione del protocollo sanitario necessario al riavvio dei programmi, le famiglie, con il supporto delle associazioni, ricompattatesi per questa battaglia, tornano a protestare per chiedere chiarezza e proattivita' alle Istituzioni, perche' seri dialoghi vengano intavolati dal Ministero degli Affari Esteri con gli omologhi bielorussi per l'immediata ripresa dei programmi in sostegno dei minori, fiore all'occhiello della solidarieta' made in Italy.

INTORNO ALLE 11 IL COLLEGAMENTO IN DIRETTA CON I MANIFESTANTI A ROMA

Pubblichiamo la lettera di uno dei tanti bambini coinvolti in questa assurda storia di malaburocrazia e che può riassumere i sentimenti di tanti di loro:

Ciao, mi chiamo Sergej.

La vita è stata buona con me.

Anche se non ho mai conosciuto mio padre. Anche se mia madre non è

stata in grado di accudirmi. Anche se io, i miei fratelli e le mie

sorelle siamo stati affidati, in tenera età, ad una casa-famiglia in

Minsk.

Ho trovato altri ragazze ed altri ragazzi in questa realtà.

Cresciamo in maniera semplice e spartana, con regole precise e spazi condivisi.

La casa-famiglia che ci ospita non ci fa mancare niente.

Tutti NOI bambini chiamiamo la famiglia della tutrice “la nostra mamma

e il nostro papà bielorussi”, perché alcuni di noi conoscono a mala

pena la propria madre e forse affatto il loro padre.

Ma non sono solo “nostri”. Loro hanno i loro figli e i loro nipoti.

Noi vediamo il loro esempio genitoriale come un riferimento.

Ma cerchiamo in fondo al cuore una “nostra” famiglia.

Avevo da qualche giorno compiuto sette anni. L’età necessaria per

poter viaggiare all’estero.

Sono salito con coraggio su un aereo della compagnia Belavia. Viaggio

Minsk-Fiumicino.

Con me tanti altri bambini, bambine, ragazzi e ragazze provenienti da

case-famiglia e orfanotrofi di Minsk e altre città bielorusse. L’areo

era pieno.

Ci accompagnavano delle giovani interpreti bielorusse, incaricate di

custodirci nel viaggio ed affidarci alle associazioni delle famiglie

accoglienti in Italia.

Finalmente siamo arrivati. A Fiumicino sono stato accolto ed affidato

ad una famiglia italiana.

Era dicembre 2018. Ho trascorso Natale e le festività con loro.

Poi il viaggio nell’estate 2019 e un ultimo, indimenticabile,

soggiorno in Italia nel dicembre 2019.

Durante questi soggiorni sono passato dalla iniziale nostalgia per la

mia casa-famiglia e per il mio fratellino minore lasciato a Minsk,

alla gioia per questo soggiorno italiano, per una “nuova” vita, per il

calore della famiglia italiana che mi ha accolto, per questi due

coniugi che hanno imparato a vivere con me bambino, così come io ho

iniziato a vivere con una famiglia che ho imparato a conoscere, ad

apprezzare e ad amare.

Sapevo bene che dovevo tornare a Minsk, perché in Italia non potevo

essere adottato. Ma voi avete mai provato a sentirvi in un luogo come

fosse casa vostra?  in una famiglia come fosse la vostra famiglia?

pur sapendo che al momento non è la vostra famiglia ma che forse un

domani nel futuro potrebbe diventarlo? Io sì. Il mio cuore si è

gonfiato di gioia.

In un anno avevo già iniziato a parlare l’italiano e comunque a

capirlo senza difficoltà, anche se non avevo ancora iniziato il mio

percorso scolastico in Bielorussia.

Da allora gli eventi si sono susseguiti.

Prima il COVID, la Pandemia, le chiusure delle frontiere. Così sono

saltate le accoglienze dell’estate 2020 e del dicembre 2020.

Per un anno e mezzo, dal dicembre 2019 al giugno 2021, la relazione

con la famiglia italiana è andata avanti con le videochiamate a

cadenza quindicinale.

Ma io non capivo perché non potessimo più vederci, perché non potessi

più avere la gioia di vivere i miei mesi di vita italiana, forse

questa coppia non mi voleva più, forse si era stancata di me? Anche la

lingua italiana me la sono dimenticata, quando parliamo io ricordo

solo alcune parole, le altre me le traduce la mia sorella maggiore che

è stata in Italia prima di me negli anni scorsi.

La scorsa estate pareva che le frontiere si dovessero aprire.

Poi ci sono state le sanzioni verso la Bielorussia e si è tutto interrotto.

A dicembre 2021 saranno due anni che non torno in Italia, dopo

l’esperienza di un anno e mezzo precedentemente vissuta con tanta

gioia, attesa e amore ricevuto e dato.

Io vorrei tornare in Italia e riabbracciare la famiglia che mi

accoglie e mi attende.

Se a Natale i viaggi non si faranno, la mia speranza in una vita

diversa, che fin qui mi è stata porta, verrà tradita ancora una volta

e mi verrà negato l’affetto che mi è stato donato e mi vuole essere

donato qui in Italia.

Per favore, fate tutto ciò che è necessario per non negare tutto

questo alle migliaia di bambini bielorussi che, come me, ricevono

l’affetto di una famiglia italiana da quando hanno sette anni fino ai

diciotto anni.

Negare queste accoglienze, quando Minsk non attende che le firme dei

protocolli da parte dei Ministeri italiani, significa anteporre le

logiche delle sanzioni alla felicità di bambini, bambine, ragazzi e

ragazze presenti negli orfanotrofi e nelle case famiglie di Minsk e

delle altre città bielorusse.

Cari signori, vi prego!

Adesso provate ad immaginare come si sentirebbe vostro figlio se non

dovesse vedervi per due anni (dicembre 2019-dicembre 2021) e se,

nell’attesa di potervi riabbracciare qualcuno dovesse dirgli che non è

ancora arrivato il tempo.

Stavolta il COVID-19 non c’entra niente, so che in Italia i bambini

vanno a scuola, giocano, fanno sport e tante altre cose. Mi dite cosa

nega il diritto alla mia felicità di bambino? Quale è la mia colpa?

Essere nato in un posto sbagliato?

Vi prego aiutatemi, fatemi tornare in Italia da questo prossimo Natale.

Vi abbraccio

Sergej

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