Il tema dello sfruttamento minorile è stato trattato dal passato fino ad oggi da molti autori letterari, ma purtroppo è un fenomeno che ancora coesiste in numerosi paesi ancora retrogradi.
Nel corso della storia lo sfruttamento minorile è stato oggetto di molti artisti, manifestazioni e di proteste ma purtroppo , ancora oggi ,questo tema è presente nelle nostre vite .
La situazione è migliorata con la creazione di associazioni come l'Unicef, ma questo fenomeno non è scomparso soprattutto in paesi come : Asia , Nord e Sud Africa ed America .
Qui i bambini vengono sfruttati per lavorare nelle miniere, nelle fabbriche e per organizzazioni criminali.
Nella Repubblica del Congo e nel Madagascar , i bambini lavorano nelle miniere di cobalto e di mica per 12 ore al giorno, senza protezione, si ammalano e rischiano incidenti sul lavoro.
In Asia, le ragazze siriane in fuga dalla guerra in Siria, lavorano in condizioni estreme nelle fabbriche tessili , come
H&M, Inditex e White stuff.
Ma il lato più oscuro dello sfruttamento minorile , è l’impiego di minori in organizzazioni criminali .
I paesi in guerra dell'Africa , utilizzano i bambini per il trasporto di armi.
In tutto il mondo , essi vengono coinvolti in “giri “ non illeciti come il traffico di droga e di sostanze illegali.
Furono importanti i contributi letterari di numerosi poeti e scrittori, da Charles Dickens a Giovanni Verga, che esplorarono questo tema in modo approfondito e denunciarono, seppur in modi diversi, questa terribile piaga.
Per quanto riguarda Dickens, il suo capolavoro, che risale al 1837, è “Oliver Twist”, un’opera in cui parla della storia di un bambino, orfano di entrambi i genitori, che viene mandato in una “workhouse”.
Le workhouses erano delle istituzioni, nate nell’età vittoriana, pensate per ospitare la popolazione più povera, e dare loro vitto e alloggio.
Tuttavia, l’età vittoriana era un periodo complesso, non esente da ipocrisia: le classi dirigenti si arricchirono sempre di più e nessuno si focalizzava mai sul sempre più alto numero di poveri che vivevano in condizioni igieniche disastrose o sugli orfani che non avevano un luogo dove vivere, spesso attribuendo la colpa alla loro “mancanza di serietà”, senza rendersi conto degli enormi sprechi che la società borghese effettuava (essa, in modo ipocrita, si appella alla “respectability”).
Anche Giovanni Verga, in “Rosso Malpelo”, tratta il tema, esplorando la vita di Malpelo, un giovane che lavora in una miniera insieme al padre.
Emarginato dalla società e chiamato “Malpelo” per via del colore rosso rena dei capelli, (associato alla sventura) il ragazzo finisce per rimanere senza il padre a seguito di un incidente in miniera e da allora seguiranno per lui una serie di sventure.
Dopo aver letto l’inchiesta sulla Sicilia ad opera di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino del 1876 “Il lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane”, Verga, che era ormai in procinto di dare vita al movimento letterario verista, si ispira agli eventi raccontati per poter raccontare la storia di Malpelo.
Storie, quelle di Dickens e Verga, che non si discostano poi tanto da quelle che sentiamo anche oggigiorno, soprattutto nei paesi ancora retrogradi o in quelli costantemente in guerra.