
L’immagine parla da sola.
Una confezione di mascherine usa e getta che non sono da considerarsi dpi, che non proteggono da agenti patogeni, che non garantiscono soggetti terzi dal contagio.
Insomma, paragonabile ad una maschera di carnevale: in pratica non serve a niente, al limite a celare il rossetto sbavato.
Ma allora che le distribuiscono a fare?
È chiaro che si tratta di quelle che sono state definite "mascherine di comunità", cioè di mascherine che hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana ma che non sono soggette a particolari certificazioni. Sono prive del marchio CE e prodotte in deroga alla normativa per i DPI (come previsto dall'art. 16 comma 1 del DL 18/2020).
Il “problema” però è che le distribuiscono all’ingresso del drive-in tamponi organizzato dall’ASP all’interno dell’ex mercato ortofrutticolo.
Un pacco ad ogni auto distribuito dagli uomini della protezione civile.
Per conto di chi? Chi le ha comprate? Quando? E quanto ci sono costate?
Un’operazione di questo tipo poteva avere un senso esattamente un anno fa, quando al paziente1 di Codogno veniva diagnosticato il Coronavirus e nessuno aveva idea di cosa sarebbe successo e cosa bisognasse fare. Quando trovare le mascherine era come vincere la lotteria e il loro costo era esorbitante.
Ma è passato appunto un anno.
Un anno di pandemia e di restrizioni. Un anno di ristoranti chiusi, di eventi sospesi, di teatri vuoti, di matrimoni a porte chiuse e senza ricevimenti.
Un anno in cui abbiamo passato un lockdown, zone rosse/arancioni/gialle, Natale senza pranzi e Capodanno senza cenone. Abbiamo rinunciato ad una parvenza di normalità, alla vita sociale, al lavoro come lo conoscevamo con le pause pranzo, il caffè con i colleghi, le strette di mano e gli abbracci.
E abbiamo soprattutto imparato a vivere con la mascherina sempre indosso.
Ormai ne abbiamo di ogni colore e per ogni outfit: in stoffa, in tnt, lavabili, usa e getta, chirurgiche, ffp2, col filtro e senza filtro...
Si continua a tornare indietro perchè ci si è dimenticato lo smartphone, ma la mascherina è la prima cosa che indossiamo prima di uscire.
Per carità, le campagne di sensibilizzazione sono sempre utili, ma davvero serve oggi acquistare e distribuire mascherine usa e getta che non proteggono nessuno?
Usa e getta, mono strato, non adattabili al viso.
Consegnate a chiunque e immotivatamente.
Ma perché continuano a fare queste cose?

