Chiudiamo in eleganza e sapienza questo indefinibile 2020
La giunta regionale siciliana, detta anche "governo Musumeci" dal nome del suo presidente originario di Militello, è stata appena "rimpastata", un termine della tecnica politica-politicante quanto mai adeguato: dà proprio il senso di quello che accade.
Il risultato più plastico di questo "rimpasto", senza entrare nel merito della qualità dei suoi vari componenti che si giudica abbastanza semplicemente mettendolo in relazione al livello di disastro totale in cui è ridotta la Sicilia, è che al governo della Regione Siciliana, a Statuto Speciale e con il più antico parlamento del mondo, non è presente neanche una donna.
Mentre in moltissimi paesi esuropei e non solo, soprattutto in quelli che funzionano meglio, le donne sono al vertice assoluto dei rispettivi ordinamenti, in Sicilia non si riesce neanche a trovargli un posto nella giunta regionale.
Ma su questo, su quanto possa risultare essenziale al progresso di una comunità il ruolo femminile nei posti di comando, si potrebbe discutere a lungo e non banalmente, e magari lo faremo, a maggior ragione perché la composizione della giunta Musumeci ne rappresenta la negazione: del progresso intendo.
In realtà la notizia con cui scegliamo di chiudere questo pazzesco 2020 è un altra, la sparata diffusa addirittura a mezzo comunicato ufficiale dal deputato regionale della Lega Vincenzo Figuccia.
Si badi, non è una notizia insignificante: rappresenta la cultura di persone che. con i loro voti in aula determinano il presente ed il futuro dei siciliani.
L'Opinione Pubblica deve imparare a conoscere bene e con attenzione quello che passa per la testa di questa gente.
Una volta, tanto tempo fa, le parole, il linguaggio, nelle sue forme e contenuti, erano importanti in politica, erano sostanza e chi li utilizzava era consapevole del peso e delle conseguenze.
Non per niente non era affatto facile assumere ruoli di rilievo, la selezione era dura e si pretendeva un minimo, almeno un minimo, di adeguatezza.
Oggi siamo arrivati a questo ed a questi: e non è detto che sia il peggio...