UNICT: il Decano Di Cataldo chiede la grazia a Maggio e Toscano

All’indomani dell’ordinanza del TAR, il Decano Vincenzo Di Cataldo ha diffuso una nota interessante (per stile e contenuto) che, nel mistificare l’esito della decisione (usa le locuzioni fuorvianti “non ha accolto…ha preferito fissare celermente…”) e tacendo sul fatto inconfutabile che il TAR, al contrario di come vuol far credere la nota, quel ricorso lo ha già ritenuto “apprezzabile favorevolmente” tanto da fissare l’udienza di merito a breve espressamente ex art.55 c.è.a. , “invita” i due Colleghi ricorrenti (testualmente ed ineditamente maiuscolo nella nota) a “chiudere” le iniziative giudiziarie, (evidentemente per niente peregrine) provando per di più a smarcarsi “da vertici ormai lontani dell’Ateneo”, riferendosi chiaramente ai soggetti travolti dalla prima puntata dell’indagine giudiziaria “Università Bandita”. Vedremo se finisce a “tarallucci e cattedre”…
Cari Colleghi,
cari Amici del Personale,
cari Studenti,
il TAR, all’esito dell’udienza del 12 settembre u.s., con provvedimento in data 16 settembre, non ha accolto l’istanza di sospensione, presentata all’interno del ricorso proposto dai due Colleghi, Lucio Maggio e Attilio Toscano, per l’annullamento di tutti gli atti compiuti dal decano dopo le dimissioni del rettore prof. Francesco Basile, e in particolare della procedura di elezione del nuovo rettore, ed ha preferito fissare celermente l’udienza di merito per il prossimo anno (16 gennaio, ndr).
La Commissione elettorale, con decisione in data 11 settembre u.s., già sul sito-web dell’Ateneo, ha dichiarato inammissibile e rigettato il ricorso avverso i risultati della procedura di elezione del rettore proposto dagli stessi ricorrenti, Lucio Maggio e Attilio Toscano.
Speriamo tutti che presto il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca firmi il decreto di nomina del nostro nuovo rettore, Prof. Francesco Priolo.
Entro pochi giorni, quindi, la nostra Università sarà restituita al suo assetto ordinario. Il rettore potrà esercitare le sue prerogative. Il decano potrà tornare al suo naturale anonimato. Avvieremo in piena normalità il nuovo anno accademico. Riprenderemo il lavoro che ciascuno di noi, in un giorno vicino o lontano della sua vita, ha scelto di svolgere: quel lavoro meraviglioso e strategico per ogni collettività che è studiare e insegnare. Questo nostro lavoro impegna, deve impegnare, tutte le nostre risorse. Richiede, tra le tante cose, e non ultime, piena serenità e armonia, perché è attività essenzialmente congiunta, non individuale. Abbandoniamo perciò, se esistono ancora, dissapori e incomprensioni di anni passati, come il nostro nuovo rettore ci chiede, e come ci hanno invitato a fare tutti i candidati alla carica di rettore fin dal primo giorno della recente campagna elettorale.
In questo spirito, e con rispetto, desidero invitare i due ricorrenti, Lucio Maggio e Attilio Toscano, a chiudere le loro recenti iniziative. Esse trovano verosimilmente radici in vecchi dissapori con ormai lontani vertici dell’Ateneo, e non mi pare abbia senso rivolgerli ai nostri nuovi. Potranno così anche loro contribuire, se vogliono, alla piena distensione di cui tutti, per primi i nostri studenti, abbiamo bisogno, e, in definitiva, ad un nuovo corso della nostra Università.
Prof. Vincenzo Di Cataldo
E’ evidente che sono molto, anzi moltissimo preoccupati, del resto era prevedibile.
Ancora una volta il decano dell’Università cerca in tutti i modi di mistificare la realtà.
Sia il Maggio che il Toscano, hanno presentato il ricorso molto prima delle elezioni, particolare importante, ciò fa capire in modo inequivocabile, che al di là di chi fosse stato eletto ai due non frega un bel niente.
Loro mettono in discussione:
TUTTA LA PROCEDURA, CHE REPUTANO ILLEGITTIMA, INUTILE RICORDARE DI COME SONO STATE INDETTE LE ELEZIONI, LA CONVOCAZIONE DEL SENATO, LA LORO COMPOSIZIONE,CON LA RELATIVA VOTAZIONE DEI PARTECIPANTI “I FAMOSI VICE DIRETTORI DI DIPARTIMENTO” ECC, ECC,.
Se ancora si fa finta di non capire, pazienza, il tempo sarà galantuomo.
DAL VANGELO SECONDO S. VINCENZO ( Quinto Evangelista)
“Avvieremo in piena normalità il nuovo anno accademico. Riprenderemo il lavoro che ciascuno di noi, in un giorno vicino o lontano della sua vita, ha scelto di svolgere: quel lavoro meraviglioso e strategico per ogni collettività che è studiare e insegnare. Questo nostro lavoro impegna, deve impegnare, tutte le nostre risorse. Richiede, tra le tante cose, e non ultime, piena serenità e armonia, perché è attività essenzialmente congiunta, non individuale. Abbandoniamo perciò, se esistono ancora, dissapori e incomprensioni di anni passati, come il nostro nuovo rettore ci chiede, e come ci hanno invitato a fare tutti i candidati alla carica di rettore fin dal primo giorno della recente campagna elettorale.”
OMELIA.
Ai nostri monti… ritorneremo…l’antica pace… ivi godremo.. tu canterai… sul tuo lîuto…in sonno placido… io dormirò!
Cari fedeli ( dell’ateneo ), così canta Azucena nel Trovatore, purtroppo per lei poco prima di andare al rogo; ma sono solo parole “terrene” . Pensate invece all’ultima enciclica del Santo Padre Giovanni XXXII, Pacem in Terris, che dal Vangelo secondo San Vincenzo deve aver tratto ispirazione. Il brano che ho letto ci dice che nulla è più bello di insegnare e studiare, specie all’università dove molti sono i proseliti ma pochi gli eletti. Certo, nello stabilire chi includere fra gli eletti, può essere stato commesso qualche piccolo errore di valutazione. E’ possibile che si sia errato nel pensiero ( premeditazione ), nelle parole ( intercettazioni ), nelle opere ( risultati dei concorsi ) ed infine in omissioni ( atti d’ufficio, atti dovuti etc. etc. ); ma, come insegnano gli altri Vangeli, Giacomo Pignataro ha deliberatamente scelto di farsi crocifiggere, perché il mondo accademico fosse per sempre redento.
Cari fratelli Lucio ( Maggio ) ed Attilio ( Toscano ), senza dubbio a voi due, idealmente, si rivolge il brano del Vangelo appena letto; a voi, adesso considerati Amici, Colleghi, Fratelli e non più carogne ( non si può usare in una omelia il termine rompipalle), si chiede il perdono ( giudiziario ); perché l’armonia delle sfere celesti diventi terrena e cancelli vecchi rancori e pregiudizi. Lo chiede anche il nuovo rettore, Francesco Priolo che finirà anche lui con il diventare Santo, anche se per essere proclamato tale dovrà aspettare sei anni ed il giudizio degli uomini. Termino la mia omelia, breve come dovrebbero essere tutte le omelie, con la certezza che San Vincenzo, ma non solo Lui, veglierà sull’ateneo destinato, con il nuovo corso e gli uomini tutti nuovi, e non lavati con Perlana, ad andare sempre più in alto. Con la consapevolezza però che dall’altezza in cui si troverà fra breve, se dovesse cadere nuovamente, si farà molto male. Amen
Il Decano, che non è il maschio della pera decana, invoca il virgiliano motto “parce sepulto” per le traballanti fortune delle elezioni stile “Papetee beach”.
Dopo essersi massacrato il fondo schiena a svuotare urne e contare schede ballerine invoca la pace perpetua temendo di andare incontro ad una movimentata pensione.
Per restare in tema religioso noi preferiamo invocare SANTO SUBITO per il Decano ma
preferiamo che la Giustizia faccia il suo corso.E allora saranno cavoli molto amari.
Amen