Il metodo SudPress a TGCOM24
Va bene, devo perdere 10 chili, siamo d’accordo e ci stiamo lavorando…ma la notizia di oggi è che a fare la notizia è…SudPress. La nostra testata è stata scelta dal programma Mediaset Giovane Europa, condotto da Marica Giannini, per raccontare un modo originale ed esclusivo di fare giornalismo d’inchiesta, esempio di comunicazione 2.0 . Con noi Biagio Semilia, l’editore di BlogSicilia, testata particolarmente radicata nel palermitano, con il quale condividiamo la visione di un’editoria indipendente. La troupe composta da 2 giornalisti, regista e due operatori di ripresa ha poi concluso scegliendo come location il concept store Bonù di Smeralda Di Paola che a breve curerà da par suo una frizzante rubrica per la nostra nuova testata diretta da Aldo Premoli SudStyle. Insomma, pronti per la Comunicazione 3.0 e grazie per la considerazione. Forse ce la siamo meritata.
Il giornalismo di qualità non ha solo il compito di informare il lettore ma di formarlo, contribuendo a creare consapevolezza e coscienza nella collettività.
Mi sembra che Sudpress conosca bene questa mission, perché ha dimostrato di voler dare ai propri lettori non solo notizie ma opinioni e soprattutto chiarimenti, caricandosi il peso non indifferente della ricerca rigorosa e di una tenace onestà intellettuale.
Ad meliora et maiora semper!
Gentile Emmeci, vorrei aggiungere al Suo commento qualcosa, nell’unico intento di partecipare ad un dialogo costruttivo, nella vera accezione semantica del termine.
Lei afferma che il giornalismo di qualità abbia anche il compito di formare il lettore.
Al riguardo mi sento in dovere di aggiuntere che se la vera informazione , quella di prima mano, autentica, si può fare in un modo solo, ossia mettendo tutte le carte sul tavolo, la formazione invece la si possa fare in mille differenti modi, molti dei quali truffaldini, senza che il lettore se ne accorga, viziando il suo modo di pensare, di agire, di formulare il suo pensiero e anche ogni ambito della sua esistenza, sino ad indurlo ad applicare metodiche comportamentali che lo porteranno al baratro suo e all’arricchimento altrui.
Sono d’accordo con Lei se Ella si riferisce ad un tipo di formazione effettuata applicando regole logiche, etiche e scientifiche ben chiare ed evidenti, pur ravvisando anche in questi casi, differenti scuole di pensiero, salva la buona fede.
Nel passato abbiamo assistito a varie scuole formative: quella cattolica nelle scuole, quella marziane nei paesi comunisti, e quella fascista, e così via.
Il danno formativo di alcune dottrine professate è grandioso, tanto da trascinarsi ancora nelle attuali generazioni.
Andando ad oggi, è sotto gli occhi di tutti quale sia il tono formativo degli operatori di informazione e di formazione: i più onesti, dopo aver sposato a priori le tesi che comunemente passano per esatte, si prodigano ricorrendo ad atteggiamenti formativi, rispetto a cui quanto meno le premesse scientifiche o storiche sono sbagliate.
Alla fin fine applicano il metodo deduttivo e non quello sperimentale.
La vera formazione la fa l’individuo stesso, nel momento in cui l’operatore dell’informazione gli indichi tutti gli strumenti per acquisire informazioni di prima mano, ovvero gli suggerisca il vero metodo di accesso alle informazioni, che gli possano garantire di conoscere la verità.
Questa è la vera formazione.
Sud press, unico giornale su cui mi diverto a inserire le mie schiocchezze, fa proprio questo: mettere sul tavolo tutti i documenti e lasciare che il lettore si formi da solo.
Per il resto è solo retaggio dei Grandi Maestri quello di formare, fornendo agli allievi verità conquistate, chiedendo loro un atto di fede che sicuramente verrà ripagato.
Non esistono Scuole senza Maestri.
A volte ci sono dietro l’angolo grandi Maestri senza scuola e restano nell’ombra.
Essi sono uomini rari.
Mi va di indicare uno di questi:
il rumeno Sergiu Celibidache, grandissimo direttore d’orchestra.
Da ragazzo prese a Bucarest la laurea prima in matematica e poi in filosofia.
Solo dopo, a Berlino, quella in musicologia.
La sua grande intelligenza prima, e poi la sua moralità di altissimo spessore, gli davano la conclamata autorità di formare tutti i suoi allievi, con affermazioni perentorie ma immediatamente accoglibili nell’animo.
Questo grazie anche al suo grandioso retroterra culturale, che gli consentì di costruirsi una invidiabile architettura mentale, piena di geometrie matematiche, che tanto incantavano e suscitavano gli allievi.
Era un poliglotta e parlava quindi benissimo, oltre al tedesco, anche l’italiano.
La sua onestà mentale gli consentì di fare queste osservazioni:
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Si provi oggi a sostituire la parola “musica” con “informazione” o “formazione”.
Tutti possono capire come stiano le cose.
Di sicuro di grandi giornalisti oggi che ne sono allora pochi, del calibro ad es. di Paolo Mieli, ebreo, o Piero Angela.
Più che formazione, curano l’aspetto del metodo formativo.
lapsus informatico:
qualche carattere speciale ha censurato il pensiero del Maestro:
“Io ho cercato di capire che cosa possiamo chiamare Realtà.
Chiamare vuol dire pensare. Che cos’è la Realtà?
E come ogni intellettuale, volevo materializzarla… farla diventare concreta..
I francesi dicono “chosifier”… trasformare un oggetto e dire: questa è la realtà.
E allo stesso modo ho fallito nel definire la musica.
Che cos’è la musica? Non esiste una definizione.
E’ al di fuori del pensiero. Tutto ciò che può nascere è al di fuori del pensiero.
Ma essa in parte viene realizzata razionalmente.. come nelle prove, nell’organizzazione del materiale. Non si può fare a meno della stuttura musicale.
E strutturare vuol dire pensare.
Ma la musica esiste solo per il tempo della sua esecuzione.>>
<< Io ho cercato di capire che cosa possiamo chiamare Realtà.
Chiamare vuol dire pensare. Che cos’è la Realtà?
E come ogni intellettuale, volevo materializzarla… farla diventare concreta..
I francesi dicono “chosifier”… trasformare un oggetto e dire: questa è la realtà.
E allo stesso modo ho fallito nel definire la musica.
Che cos’è la musica? Non esiste una definizione.
E’ al di fuori del pensiero. Tutto ciò che può nascere è al di fuori del pensiero.
Ma essa in parte viene realizzata razionalmente.. come nelle prove, nell’organizzazione del materiale. Non si può fare a meno della stuttura musicale.
E strutturare vuol dire pensare.
Ma la musica esiste solo per il tempo della sua esecuzione."