
Stiamo ricevendo centinaia di segnalazioni da parte di imprese che stanno sbattendo la testa per tentare di salvare i propri lavoratori: cassa integrazione che non arriva, sostegni inesistenti e banche che forse neanche si leggono gli inutili decreti che sembrano servire solo al momento delle conferenze stampa, precipitando poi il paese nel più totale disastro di inefficienze e tracotanza. PRIMA PUNTATA
Cominciamo con un caso di immediata comprensione, perché contiene tutti gli elementi utili a comprendere, al di là dei proclami, come non stia funzionando niente.
L'azienda che ci scrive opera nel campo turistico, uno tra i più colpiti, costretta a chiudere dall'oggi al domani a causa della normativa anti covid che dispose il lockdown.
Panico, lavoratori a casa, interruzione dei flussi di liquidità con tutti gli impegni rimasti sul groppone: bollette, affitti, fornitori. DISASTRO.
Ma ecco che arriva la luce: IL DECRETO LIQUIDITÁ.
Tutti salvi, evviva l'Italia.
"Accesso immediato e agevolato al credito d'emergenza senza intoppi burocratici e senza valutazione del merito creditizio."
Il ragionamento è logico: se un azienda esiste, ha presentato i bilanci ed ha dipendenti bisogna sostenerla con il minimo necessario a superare il momento di chiusura forzata...si certo, come no.
Il Legislatore, che a quanto pare non ha idea di quale sia il "Sistema Bancario" italiano, individua, come sarebbe logico in un paese normale, proprio le banche a svolgere questa funzione di garanzia di liquidità per le imprese italiane.
In Sicilia, in teoria, interviene anche la garanzia aggiuntiva della Regione attraverso il suo braccio finanziario che è l'IRFIS.
Ad aprile le banche sono chiamate a convenzionarsi e parte l'iter: "Salviamo l'Italia, l'Italia s'è desta", ma alla fine, come vedremo, rimarrà pesta, altro che desta...
Veniamo al caso.
Basterebbe la foto in testata per raccontarlo, non occorre altro.
Ad abuntantiam segnaliamo intanto le date: la richiesta di aiuto previsto dalla normativa è del 27 aprile, la Banca Agricola Popolare di Ragusa, succursale di Catania, ci mette quasi 2 mesi, il 22 giugno, per rispondere che questa azienda non la aiuta proprio per niente.
2 MESI, e meno male che dovevano fronteggiare un'emergenza...
Nella missiva che nega il sostegno, tra l'altro, il direttore della succursale di Catania fa espresso riferimento ad una "riserva di valutare il merito creditizio"...

Quindi, o la normativa di sostegno alle imprese italiane è una colossale bufala o
le banche non sono in grado di svolgere il proprio ruolo
, che dovrebbe essere quello di sostenere il tessuto economico e non solo di lucrare su interessi, commissioni e spese, continuando a
dare soldi raccolti dai risparmiatori (vessati e spesso buggerati per altri versi) a chi li ha e perseverando a massacrare chi tenta disperatamente di restare a galla.
Occorre necessariamente recuperare il senso delle cose e delle istituzioni se si vuole avere una minima speranza di salvare un sistema in ginocchio.
Le banche non sono normali imprese commerciali, e proprio perché dovrebbero svolgere una funzione, anche sociale, indispensabile godono di numerose facilitazioni.
Le banche, in estrema sintesi, dovrebbero intermediare i flussi finanziari tra chi i soldi li ha e chi li chiede, ottenendo sacrosanto profitto dai relativi margini: se il meccanismo si sbilancia esageratamente, salta tutto ed è in periodi come questi che i rischi diventano pericolosi.
Se non si sostengono i flussi di chi produce reddito per sé ed i propri dipendenti, i consumi si deprimono ed il risparmio finisce a ramengo: elementare.
Proveremo, quindi, anche a capire come si stanno comportando in merito le autorità di vigilanza, che hanno anch'esse il dovere di intervenire prima che i danni siano esagerati, controllando che le varie parti svolgano correttamente ed efficacemente il ruolo per cui stanno sul mercato con troppe protezioni e, spesso, poca trasparenza.
Certo è che, ad ogni segnalazione che riceviamo, la preoccupazione aumenta in maniera esponenziale e temiamo che in troppi stiano dormendo in maniera irresponsabile, non capendo i rischi che il paese sta correndo sul piano della tenuta sociale:
questa è una previsione che speriamo con tutto il cuore di sbagliare clamorosamente.