Si attende la data del 23 luglio:
udienza innanzi la Corte dei Conti che
dovrà decidere sulla richiesta della Procura di interdire e sanzionare gli amministratori delle ultime giunte di Enzo Bianco.
Dopo
sarà la volta anche della Giustizia Penale.
Vicende complicata, almeno sul piano del Diritto e per capirci qualcosa sui vari passaggi abbiamo chiesto all'avvocato
Rocco Todero
, amministrativista e blogger de Il Foglio e Formiche.it, di provare a farcene una sintesi. Alcuni fatti però, al di là degli esiti giudiziari, contabili e penali, restano inconfutabili: negli ultimi 30 anni Enzo Bianco ha governato Catania per 12; nell'atto d'accusa della Corte dei Conti si fa risalire l'indebitamento proprio agli anni '90;
l'affermazione, fatta proprio ora, che riferisce di "affitti pagati a parenti di magistrati" è proprio brutta, molto brutta...
In calce al contributo dell'avv. Todero, un nostro rapido fact-checking...
La notizia dell’azione della Procura dei Corte dei conti siciliana nei confronti dei componenti della ex Giunta comunale capitanata da Enzo Bianco ha suscitato particolare interesse fra i nostri lettori. In molti però hanno espresso il desiderio di comprendere meglio i particolari e i dettagli di una vicenda che presenta un elevato tasso di difficoltà tecnica. Abbiamo chiesto, pertanto, all’
avv. Rocco Todero
, amministrativista che conosce anche l’impalcatura della legislazione sulla contabilità pubblica locale, di aiutarci ad approfondire le notizie che sono circolate in questi gironi sull’argomento.
Avv. Todero, può iniziare a spiegare a grandi linee di cosa si tratta?
Inizierei con una premessa che ritengo indispensabile. Ci troviamo di fronte a un’ipotesi di responsabilità formulata dalla Procura Regionale della Corte dei conti siciliana. L’Organo inquirente ritiene che i componenti dell’ex Giunta Bianco abbiano contribuito a determinare il dissesto finanziario del Comune di Catania e per tale ragione dovrebbero subire le conseguenze che la legge prevede in questi casi. In questo momento, però, siamo solo davanti a una tesi che, per quanto formulata da organo autorevole e competente, deve resistere alle difese che proporranno gli accusati e trovare il favore del Collegio giudicante. Allo stato, pertanto, non possiamo e non dobbiamo esprimere giudizi, più semplicemente cercheremo di comprendere meglio le idee della Procura.
Siamo d’accordo; il garantismo deve valere per tutti. Ciò detto, cosa chiede la Procura della Corte dei Conti?
Chiariamo subito un punto: la Procura non sta esercitando un’azione di risarcimento del danno. Non siamo dinanzi alla richiesta di recuperare le perdite prodotte dal dissesto finanziario del Comune di Catania. Gli ex componenti della Giunta Bianco, invece, sono esposti a un’azione sanzionatoria, prevista dalla legge per coloro che hanno “contribuito” a determinare il default del Comune. Se la Corte dei conti dovesse riconoscere la loro responsabilità sarebbero incandidabili alle cariche comunali per prossimi dieci anni e dovrebbero pagare una sanzione pecuniaria che potrebbe essere pari a venti volte la retribuzione lorda percepita durante il mandato.
Dobbiamo precisare anche che l’azione della Procura contabile non ha lo scopo di addebitare alla Giunta Bianco la responsabilità esclusiva delle condizioni finanziare in cui si è venuto a trovare il Comune di Catania dal 2013 in poi. Gli inquirenti non lasciano dubbi sul fatto che la situazione economica fosse già gravemente deteriorata prima dell’insediamento dell’amministrazione Bianco. Mi sembra una precisazione necessaria.
Nel dettaglio, avvocato, questo contributo al dissesto, secondo la Procura della Corte dei conti, come si sarebbe realizzato durante l’amministrazione Bianco?
Gli inquirenti partono dal piano di riequilibrio finanziario adottato dalla Giunta Stancanelli. A quell’epoca erano già evidenti squilibri strutturali del bilancio comunale in grado di provocare il dissesto finanziario; non vi sarebbe stata necessità di alcuna procedura straordinaria diversamente. E’ un aspetto questo da non sottovalutare. Un piano di riequilibrio decennale è una grande scommessa, per alcuni un vero e proprio atto di presunzione autorizzato dal legislatore. La possibilità di dare corso a una ristrutturazione finanziaria durante un così ampio lasso di tempo dipende da due circostanze fondamentali. La prima è che la ricognizione dei debiti sulla quale si fonda il piano di riequilibro sia stata puntuale e corrispondente al vero. Se durante l’attuazione del risanamento spuntassero vecchi debiti, di cui non si aveva conoscenza, il piano andrebbe a farsi benedire. La seconda è che le condizioni socio economiche della città si mantengano a un livello tale da garantire l’attendibilità delle previsioni di entrata fatte nel momento in cui è stato adottato il piano. Se la Città andasse incontro a un disastro economico non ci sarebbe piano di riequilibro in grado di reggere. Ma le circostanze imprevedibili durante in così lungo arco di tempo potrebbero essere anche altre. Come vede siamo all’interno di un campo minato.
Capisco avvocato, non vorrei però che la digressione sulla natura del piano di riequilibrio ci facesse perdere di vista il punto: le responsabilità dell’amministrazione Bianco?
La nuova amministrazione capeggiata dall’Avv. Enzo Bianco ha confermato il piano di riequilibro che era stato redatto dalla Giunta Stancanelli. E’ un punto cruciale questo nella ricostruzione della Procura contabile. Secondo l’accusa da quel momento la compagine amministrativa si è assunta spontaneamente l’obbligo inderogabile di dare esecuzione al risanamento finanziario, si è vincolata, in altre parole, a porre in essere una gestione pressoché unicamente finalizzata alla ristrutturazione del bilancio comunale. Bianco avrebbe potuto modificare il piano, ricordano gli inquirenti, se non lo ha fatto è perché ne ha condiviso presupposti e previsioni future.
In seguito invece cosa è accaduto?
La tesi è che dal 2013 al 2017 i principali indicatori della salute del bilancio pubblico sarebbero peggiorati, sino a costringere la sezione regionale della Corte dei Conti ad accertare l’irreversibile stato di dissesto del Comune nel 2018. Secondo la Procura questo ulteriore deterioramento sarebbe, allo stesso tempo, la prova della mancata volontà di risanare le casse comunali e l’effetto di una gestione contabile e finanziaria non regolare. E tutto ciò, si legge ancora nel ricorso, nonostante ogni sei mesi le sezioni regionali della Corte dei conti avessero fatto notare l’inadempimento del piano finanziario e il peggioramento dei conti pubblici.
Bene, adesso è tutto un pò più chiaro. Le chiedo, però, se è possibile andare ancora più nel dettaglio.
Non è facile, ma ci proviamo.
La Procura contabile si è impegnata a dimostrare in giudizio una serie di condotte che possiamo così riassumere;
- sarebbero stati occultati debiti fuori bilancio e ciò perché la diminuzione del valore delle passività consente una maggiore capacità di spesa. I debiti fuori bilancio sono spese non autorizzate in via preventiva. Dovrebbero avere come presupposto solo acquisti di beni e servizi che necessitano in via d’urgenza e in maniera indifferibile. Ma non possono ripetersi con una certa frequenza perché metterebbero a nudo deficit rilevanti nella programmazione economica. All’aumentare dei debiti fuori bilancio corrisponde una mancanza di controllo dei meccanismi della spesa pubblica;
- sarebbero state indicate nel bilancio previsioni di entrata inattendibili. La Procura sostiene che fatto 100, ad esempio, il valore della previsione di entrata per una determinata voce di bilancio, a consuntivo le somme veramente riscosse sarebbero state pari a 50. L’amministrazione avrebbe continuato però a indicare nei bilanci successivi sempre il valore 100, nonostante avesse consapevolezza, ritengono gli inquirenti, di potere recuperare ogni anno solo 50 o anche meno. L’indicazione in bilancio del maggior valore sarebbe servita solo per autorizzare una spesa pari all’entrata irrealizzabile (100), maggiore di quella attendibile (50). Si autorizza la spesa di 100 pur sapendo che si recupererà solo 50. E questo sarebbe avvenuto per una molteplicità di voci di entrata che riguardano soprattutto tasse e tributi locali;
- sarebbero stati mantenuti in bilancio residui attivi irrecuperabili. I residui attivi sono crediti che l’amministrazione comunale vanta nei confronti di terzi; spesso si tratta di cittadini che non pagano tasse e tributi. Se viene iscritto in bilancio un credito di 100 si potrà autorizzare una spesa di 100. Il credito, però, potrebbe non essere più recuperabile per una serie di ragioni: è trascorso il tempo della prescrizione o il debitore è divenuto insolvente. Quando il credito diventa di dubbia esigibilità (e maggior ragione quando diventa inesigibile), deve essere cancellato dal bilancio, cosicché diminuirà la relativa spesa che potrà essere autorizzata. La Procura ritiene che moltissimi crediti sarebbero stati mantenuti in bilancio al solo fine di precostituire un escamotage che consentisse di autorizzare ulteriore spesa e ciò nonostante la consapevolezza della irrealizzabilità del credito;
- sarebbe stata omessa la riconciliazione dei crediti e dei debiti delle società partecipate dal Comune all’interno delle scritture del bilancio. Le passività derivanti dalle predette società sarebbero state occultate o iscritte per cifre inferiori. Quaranta milioni di euro destinati alla liquidazione dell’AMT (in particolare al pagamento di debiti con l’erario) sarebbero stati impropriamente utilizzati per spesa corrente e la provvista originaria non sarebbe stata ricostituita;
- Il recupero dei crediti, tasse e tributi in particolare, sarebbe stato troppo esiguo e le anticipazioni di tesorerie, invece, particolarmente rilevanti.
Sono tutte accuse da dimostrare, contestazioni che dovranno resistere agli argomenti difensivi delle parti in causa e che dovranno convincere la Corte. E’ una questione particolarmente complessa; non è detto sia tutto bianco o nero.
Non stiamo esagerando adesso col garantismo, avvocato?
No. Sarà necessario approfondire ogni singolo aspetto prima di trarre conclusioni affrettate.
Le faccio un esempio.
Dopo l’approvazione di un piano di riequilibrio finanziario possono venire fuori ulteriori debiti fuori bilancio. Potrebbero essere passività contratte in epoche precedenti, debiti che gli uffici comunali hanno tenuto ben nascosti in qualche cassetto e che tirano fuori solo dopo molte sollecitazioni relative a una completa ricognizione. In questo caso non ravviserei responsabilità della Giunta. Il contenzioso giudiziario, poi, è fonte della maggior parte dei debiti fuori bilancio. Vero è che la legge prevede un fondo accantonamento per i rischi derivanti dalle liti giudiziarie, ma è altrettanto vero che spesso gli organi di vertice non hanno e non possono avere un quadro completo ed esauriente di tutti i pericoli finanziari che derivano dalle cause pendenti.
I debiti fuori bilancio, infine, sono contratti dai dirigenti comunali e non certo dalla Giunta. Può accadere che nel corso dell’anno la dirigenza ritenga indispensabile contrarre nuovi debiti fuori bilancio per assicurare anche servizi essenziali. Una condotta di certo criticabile, ma di cui la Giunta potrebbe venire a conoscenza molto tempo dopo.
E’ chiaro che su Sindaco e Assessori ricade l’obbligo di trascrivere nella proposta di bilancio tutti i debiti di cui sono a conoscenza e che è loro preciso dovere sottoporli all’esame del Consiglio Comunale. Se la Giunta occultasse volontariamente il quadro delle responsabilità muterebbe radicalmente. Ma tutto questo deve essere accertato con estremo scrupolo.
Ci sono altri aspetti controversi secondo lei?
Come abbiamo detto la Procura ritiene che alcune previsioni di entrata siano state inserite in bilancio benché palesemente inattendibili sulla base del trend storico.
Ebbene, se una previsione di entrata continua a essere indicata in bilancio in plateale difformità dal trend storico degli incassi, senza che l’amministrazione abbia messo in campo azioni gestionali per invertire la tendenza, allora il bilancio risulterà davvero inattendibile e l’amministrazione sarà colpevole, Se l’amministrazione, invece, ritiene di continuare a indicare la previsione d’entrata perché ha messo in atto azioni concrete potenzialmente idonee a invertire la rotta e ciononostante a consuntivo il risultato non dovesse cambiare, mi pare evidente che il giudizio sulla responsabilità non potrà essere identico.
Avvocato, in molti si chiedono però cosa c’entri la Giunta comunale in tutto questo. Non dovrebbe essere competenza della dirigenza assicurare previsioni di spesa e d’entrata attendibili? Non dovrebbe essere compito dei funzionari assicurare la correttezza dei numeri? Ogni singolo assessore è chiamato a verificare nel dettaglio decine di voci di bilancio?
Questo è un punto molto importante. Purtroppo l’elevato tecnicismo imposto dalle norme è tale che oggi leggere e comprendere il bilancio di un Comune richiede la stessa preparazione e competenza che sono necessarie per redigerlo e adottarlo. Le giunte comunali, soprattutto quelle delle grandi città, sono invece composte da personalità che spiccano spesso più per le loro caratteristiche politiche che per le qualità strettamente gestionali e amministrative. In concreto però nessuno pretende da un assessore la competenza e la professionalità per decidere, ad esempio, se mantenere in bilancio una determinata posta attiva o per apprezzare l’attendibilità di una specifica entrata. Sono compiti questi che dovrebbero ricadere sulle spalle dei dirigenti e di tutti gli altri organi tecnici e consultivi. Sindaco e assessori porterebbero un’evidente responsabilità politica in primo luogo. La Procura della Corte di Conti però ha semplicemente preso atto di quello che prevede la legge. Il testo unico degli enti locali riconduce alla responsabilità della Giunta la programmazione economico - finanziaria e, in particolare, la presentazione al Consiglio comunale del progetto di bilancio preventivo e del conto consuntivo. Le sanzioni che gli inquirenti chiedono di applicare sono previste a danno dei componenti dell’organo esecutivo del Comune. Qualcosa vorrà pur dire.
Ho letto che la Procura contabile ritiene ci sarebbe stato persino dolo nella alterazione dei dati di bilancio. Un’altra accusa rilevante.
Un’altra tesi che deve reggere in giudizio, direi meglio. Nel ricorso si dice che i componenti della Giunta avrebbero insistito nell’approvazione delle scritture contabili nonostante il parere contrario e i rilievi critici di alcuni dirigenti e, in alcuni casi, degli organi di controllo. Da queste circostanze la Procura ritiene di desumere la consapevolezza della falsità dei dati e la volontà di procedere ciononostante alla loro approvazione. Per cautelarsi in salute, in ogni caso, gli inquirenti in subordine si ripropongono di dimostrare la colpa grave consistente soprattutto nella negligenza e nell’imprudenza. A me pare che molto dipenderà da quale sarà la condotta che la Corte riterrà esigibile da parte dei componenti della Giunta comunale all’atto della approvazione dello schema di bilancio di previsione e del conto consuntivo. E soprattuto dalla dimostrazione, concreta e puntuale, che gli atti adottati dall’amministrazione Bianco, e non altre circostanze, hanno contribuito a determinare il dissesto finanziario del Comune di Catania.
Questo per quanto attiene almeno la vicenda giudiziaria sul piano contabile-amministrativo, poi
sarà la vota di quella penale per la quale si attende l'esito del GIP sulle indagini concluse dal pool della Procura.
Sin qui, quindi, il contributo dell'avvocato Todero che, correttamente, esprime la visione del Tecnico del Diritto: politica e storia sono un'altra cosa ed è quanto mai opportuno effettuare un minimo di "
Fact
-
checking",
perché certe affermazioni non possono proprio passare.
Intanto la più inquietante, che, essendo del tutto decontestualizzata, appare come un tentativo di tirare per la giacca chi sta indagando, lanciando un messaggio davvero antipatico: che vuole dire riferendo di "affitti a parenti di magistrati"?
Bianco poi rivendica a se anche la riduzione degli affitti, arrivando a dire che erano stati ridotti a zero. Anche questo non appare corretto. Nel 2018, pesavano ancora nei bilanci per circa 2,5 milioni, tra cui quello, a dir poco discutibile, di via Manzoni, per la modica cifra di 80 mila euro annui, molto difficile da ritenere congruo e, soprattutto, utile.
Proprio scorretto, inoltre, affermare che egli ha fatto la disdetta degli uffici del Faro Biscari, che invece è stata attuata dall’amministrazione Pogliese solo un anno fa.
Nelle dichiarazioni rese dall'ex sindaco Bianco all'indomani della notizia della duplice richiesta di sanzionare lui ed i suoi assessori sia in sede contabile che penale, richiama spesso il piano di riequilibrio come fattore negativo che avrebbe condizionato la sua azione.
A parte il fatto che la Procura della Repubblica ha stralciato le posizioni di di Giorgio Santonocito e Maurizio Lanza che avevano firmato il piano e ha chiesto per loro l’archiviazione, la Procura della Corte dei Conti ribadisce più volte che Bianco stesso, in più occasioni, ha verificato il piano di riequilibrio, lo ha ritenuto congruo, ha deciso di non rimodularlo (cosa che poteva ben fare), lo ha difeso con le note prodotte a sua firma alla Corte dei Conti il 23 settembre 2013, assumendosene in pieno le responsabilità. Poi però non ha rispettato gli impegni presi nel piano, e come scrive la Procura della Corte, ciò ha portato alla dichiarazione di dissesto del 4 maggio 2018, ovvero pochi giorni prima delle elezioni del 2018.
Bianco nella sua "personalissima" narrazione difensiva racconta che nei suoi ultimi cinque anni alla guida della città ha migliorato i conti rispetto a quelli che aveva trovato al suo insediamento. A leggere i dati non pare corretto. È vero che trova – 123 milioni di euro, in cassa, ma la sua giunta lascia un saldo di cassa di -170 milioni, con un saldo peggiorativo di € 47 milioni di euro. Altro indicatore che lo smentisce è l’ultimo consuntivo approvato al 31/12/2012, con l’amministrazione Stancanelli, che aveva una perdita di esercizio di 140 milioni di euro. Poca roba rispetto a quello al 31/12/2017, quando l’amministrazione Bianco chiude con una perdita di 641 milioni di euro, con un saldo peggiorativo di ben 501 milioni di euro.
Per sviare le responsabilità a cui lo inchiodano, nell’ordine: due sentenze della corte dei conti con cui è stato decretato in primo e secondo grado il dissesto del Comune; una pesantissima relazione della GDF e un’altra dei consulenti esperti nominati dalla Procura della Repubblica, chiama in causa addirittura le sue gestioni degli anni ‘90.
Fino all’anno 2000, infatti, i bilanci si chiudevano in positivo perché le spese, che oggi gravano sui bilanci, si pagavano con i mutui contratti per compensare i disavanzi.
Solo per coprire le spese dell’AMT durante la seconda metà degli anni '90 si sono sottoscritti mutui, che ancora oggi stiamo pagando, per 190 milioni di euro! Insomma si chiudeva in pareggio, ma 30-25 anni fa quando proprio lui governava rinviava alle future generazioni i costi di competenza di quegli anni, cioè il dissesto di oggi: così è!
Bianco rivendica le norme dei due DL (35/2013 e 78/2015) che hanno consentito di pagare i debiti, non con i risparmi della gestione, ma con nuovi mutui, che hanno peggiorato ulteriormente la situazione debitoria dell’ente per un totale complessivo di nuovi mutui per Euro 276 milioni che finiremo di pagare nel 2043; ovvero quei debiti non li ha pagati l’amministrazione Bianco, ma bensì quella attuale e e quelle che verranno dopo per i prossimi 20 anni.
Incomprensibile poi il fatto che l'ex sindaco Bianco arriva ad attribuirsi il merito dell’anzianità media dei dipendenti che comporta un’ uscita di circa 200 dipendenti l’anno. In realtà nessuna misura è stata adottata da Bianco per incentivare l’esodo dei dipendenti; gli stessi vanno in pensione in misura sempre più cospicua perché l’ultimo concorso è degli anni novanta e naturalmente ogni dipendente raggiunge l’età della pensione.
L’ex sindaco, a giustificazione di quelli che la Procura ritiene essere veri e propri "maneggi" da noi più volte raccontati, afferma sono cambiati i criteri contabili di redazione del bilanci. In realtà i dati dei debiti sono reali e oggettivi, non frutto di differenti sistemi di misurazione, e ammontavano come certificato dalla Corte dei Conti, al momento dell’insediamento dell’amministrazione Pogliese a 1.581 milioni di euro, conteggiando anche i mutui che gran parte egli stesso ha contratto: una cifra mostruosa e con la beffa di non aver realizzato una sola opera pubblica degna di questo nome.
Poi, l'apoteosi, si attribuisce il merito di "non avere dichiarato il dissesto che poteva comodamente fare":
anche in questo caso potrà essere la Procura penale a chiarirne i reali motivi.
In realtà dichiarare il dissesto non è frutto di una scelta discrezionale, se sussistevano le condizioni era obbligatorio dichiararlo già nel 2013; perché se fosse vero quello che dice Bianco, significa che non solo ha peggiorato la situazione non intervenendo prima con le stringenti misure che prevede il dissesto, ma ha favorito alcuni fornitori (quelli che sono stati pagati) a scapito di quelli che successivamente (durante la sua amministrazione) hanno fornito beni e servizi e che non si sa quando verranno pagati e in che percentuali.
Le imputazioni della Procura della Repubblica, fanno riferimento alla non veridicità delle previsioni in entrata (“dolosamente attestando, contrariamente al vero”), nei due documenti di esclusiva competenza dell’Amministrazione. Ovvero le relazioni previsionali programmatiche (anni 2013-14-15) e il Documento Unico di Programmazione (D.U.P.) per il 2016 e 2017.
Questi documenti e i dati in essi contenuti indirizzano il lavoro dei dirigenti ai fini della successiva predisposizione del bilancio di previsione e non il contrario!
Fermo restando che l'esagerata "fantasia contabile" veniva puntualmente e abbondantemente raccontata dai media, almeno da alcuni, e quindi nessuno di chi li ha approvati può facilmente sostenere che la responsabilità di quegli atti possa essere di funzionari e dirigenti: del resto tutti gli amministratori hanno goduto di indennità e potere che non giustificano presunte ignoranze, perché se così fosse le responsabilità aumenterebbero per aver assunto incarichi pubblici senza esserne adeguati, causando danni enormi alle generazioni future e solo per questo la sanzione dovrebbe aumentare ad almeno 100 volte le indennità percepite, altro che 20!