
In risposta alla replica del dr. Luciano Modica al nostro articolo dedicato alla gestione del Gruppo Ciancio (e alla composizione della commissione regionale antimafia dell'ARS), interviene il presidente dell'Associazione della Stampa di Puglia Bepi Martellotta giornalista della gloriosa Gazzetta del Mezzogiorno, uno dei quotidiani più diffusi del Meridione, erede del Corriere delle Puglie fondato nel 1887 e che ha assunto la denominazione attuale nel 1928: il nostro affettuoso in bocca al lupo a tutti i giornalisti e dipendenti in questo difficilissimo momento.
A prescindere dalle parcelle percepite dagli amministratori giudiziari delle società confiscate al gruppo Ciancio, Bonomo e Modica, leggo con particolare stupore che parte delle suddette società avrebbero prodotto ricavi per 52 milioni di euro. Ebbene, in ogni occasione pubblica (comprese le riunioni presso la Task Force della Regione Puglia presenziata dal presidente Emiliano) dedicata alla Edisud spa, società editrice della Gazzetta del Mezzogiorno, gli amministratori Bonomo e Modica hanno affermato che non vi fossero altre società dell’azionista di maggioranza della Edisud, Ciancio, da cui attingere per coprire le perdite rilevanti del giornale di Puglia e Basilicata, sottoposto a sequestro con confisca il 24 settembre 2018.
Ricordo, altresì, che a fronte delle onerose parcelle percepite per il loro lavoro dai suddetti amministratori nominati dal Tribunale di Catania, 53 giornalisti e 65 poligrafici dipendenti della Edisud spa non hanno percepito la retribuzione di tre mensilità del 2019 insieme a versamenti previdenziali e quote tfr, pur avendo lavorato regolarmente, con la motivazione che non vi fossero entrate adeguate a coprire le perdite.
Eppure sarebbe stato sufficiente attingere dalle altre società in bonis sequestrate, come pure previsto dalle normative Antimafia, per rispettare un dettato costituzionale che, invece, gli amministratori giudiziari hanno disatteso nei confronti dei lavoratori pugliesi.
Quanto alla loro gestione, almeno sinché non è stato nominato un nuovo consiglio di amministrazione – come sollecitato per lungo tempo dalle rappresentanze sindacali – avvenuto solo a quasi un anno di distanza dal sequestro, le conseguenze sono oggi evidenti: la richiesta di fallimento da parte della Procura di Bari con esercizio provvisorio sottoposto alla valutazione dei giudici della sezione Fallimentare di Bari.
In pratica, a fronte di una già disastrata situazione della azienda, che edita il principale organo di informazione di Puglia e Basilicata, la gestione prima dei suddetti amministratori e poi del cda di cui ha continuato a far parte il dott. Bonomo, non hanno fatto altro che peggiorarla.
Sinché l’editore, tornato in possesso delle sue società dopo il dissequestro deciso in Appello a Catania, non ha deciso di abbandonare la Gazzetta del Mezzogiorno, minacciandone la messa in liquidazione.
Ecco, insieme agli 812mila euro, mi auguro che gli amministratori giudiziari Bonomo e Modica si portino (questa volta sulla coscienza) il destino di quasi 120 famiglie di lavoratori incolpevoli e lasciati per strada prima da loro e poi dall’editore, tornato in possesso di beni dei quali vuole solo disfarsi.
Bepi Martellotta
giornalista Gazzetta del Mezzogiorno -Presidente Associazione della Stampa di Puglia