Fabio Tracuzzi, il suo infarto e l’equipe del prof. Tamburino che lo salva: grazie

Riprendiamo il post che il carissimo amico Fabio Tracuzzi, giornalista di razza e ormai tra i decani 🙂 della professione, ha pubblicato per raccontare la brutta avventura dell’infarto che lo ha colpito. Lo facciamo per affetto e sollievo nei suoi confronti, ma anche perché lancia un messaggio molto positivo su un reparto delicatissimo del Policlinico di Catania, quello di cardiologia diretto dal prof. Corrado Tamburino. E lo facciamo ancor di più perché, già da prima di leggere il post di Fabio, avevamo in programma per domani un pezzo che sulla gestione del Policlinico di Catania tanto positivo non è, anzi probabilmente risulterà scandalosa. Intanto ben tornato e auguri a Fabio (domani sera cena!) e grazie all’equipe di cardiologi catanesi che ce lo ha conservato, insieme a tanti altri. Tutto è bene quel che finisce bene. (PDR)
Dove vivono gli angeli?
Nel reparto cardiologia del Policlinico di Catania
Sei ancora vivo.
Ti senti bene.
Sembra che niente sia successo perché niente senti sul tuo corpo, nel tuo spirito.
Eppure sei li in un letto di ospedale, in un box di terapia intensiva per essere più precisi, il box 4 della terapia intensiva del Policlinico di Catania.
Stordito ma non incosciente e mi rendo conto subito che un’infinità di tubi sono attaccati al mio torace e collegati a dei video e strane, strane per me ovviamente, apparecchiature.
Una voce, non dimenticherò mai il timbro gentile di quella voce, mi dice. “E’ finita, è andato tutto bene…leì è stato molto fortunato”.
Fortunato? Per cosa….perchè…Alzo senza nemmeno accorgermene il pollice della mano destra e riesco a dire…”grazie, grazie, grazie”. E subito il primo flash nella mia testa. Breve ma nitido. Terribile. San Gregorio. Il cimitero. Una bara e dentro il corpo senza vita di Giuseppe. Amico, fratello e molto molto di più. Si ora ricordo. Un incidente mortale. E per lui più niente fare. Dolore, lacrime, disperazione
E subito racconto tutto questo ai medici che stanno davanti a me col volto rassicurante.
Non so come si chiamano ma so, anzi saprò dopo, che formano l’équipe del professor Corrado Tamburino, il reparto di cardiologia dove mi trovo ricoverato è infatti da lui diretto.
Ora è chiaro ho avuto un infarto, “e non un semplice infarto, ma qualcosa di più”.
Con un gesto automatico passo la mano destra, quella libera visto che all’altra è collegata almeno a una flebo, per sentire la medicazione della ferita.
Ma non c’è medicazione e ovviamente non c’è ferita. Adesso tutto viene fatto in angioplastica.
Mi hanno messo degli stent passandoli attraverso una vena dal polso destro.
“No guardi, il dispiacere, il dolore per il suo amico che è venuto a mancare non c’entra niente. Non è questa la causa. Le sue coronarie erano già andate… “.
E ora comincio a ricordare tutto, casa mia, il dolore al petto, la mia richiesta d’aiuto alla mia famiglia, l’ambulanza che arriva ma all’indirizzo sbagliato ma solo perché io do il numero civico sbagliato, mia figlia che si precipita dalle scale per richiamarne l’attenzione, arrivano, mi stendo sul letto di casa e sento le prime parole dopo una prima visita…
”Insufficienza cardiaca…al Policlinico…portiamolo a Policlinico”.
Il viaggio in ambulanza è un incubo. Non non ho molti ricordi ma quando ero cosciente tutte le “scaffe” prese, e Catania è piena di “scaffe”, mi facevano sobbalzare. Ospedale, sala operatoria, intervento. E poi box 4 della terapia intensiva.
E da quel momento ogni giorno, ogni ora ogni istante che passa mi sento, ma è la stessa cosa per tutti i pazienti, curato, pieno di attenzioni.
In quel reparto tutto funziona alla perfezione sia in terapia intensiva, sia in semi intensiva sia al reparto.
Ogni giorno venivo spostato di settore. Piccoli segnali di un lento ma graduale miglioramento , ma ogni giorno venivo trattato con la stessa grande professionalità.
Dai medici che passavano al mattino in processione tutti dietro al grande capo (un po’ come avveniva nel film con Alberto Sordi “Il dottor Tersilli”) agli infermieri e alle infermiere, al personale addetto alle pulizie. E tutti, bè quasi tutti, sempre sorridenti.
Si fa tanto parlare di episodi di malasanità e o di comportanti poco professionali di un medico o di un infermiere.
Si dà sempre risalto, e che risalto, a una notizia poco confortante e invece non si parla mai dell’eccellenza di un servizio solo perché l’eccellenza è normalità.
E io tutti questi angeli del reparto cardiologia del Policlinico di Catania non smetterò mai di ringraziarli.
Anche non se non dovessi più incontrarli.
Mi auguro di non doverli più incontrare. Magari fuori, per un caffè.
In effetti però qualcosa che non funzionava c’era: mancavano i telecomandi per i televisori. Perché? Be’, semplice: i malati, la gente comune, i catanesi che si lamentano di tutto e per tutto, se li portano a casa. Costa cinque euro un telecomando. Grazie Policlinico.
Torno a scrivere un articolo e non potevo non dedicarlo a voi tutti.
Una necessaria premessa: so che il prof. Tamburino è un ottimo emodinamista che è riuscito a creare una scuola: i suoi allievi operano con successo in molti degli ospedali siciliani. Per i non intenditori: il prof. Tamburino ha potuto insegnare perché sa lui stesso e sa fare. Quindi non mi sorprende che assieme ai suoi collaboratori sia riuscito e risolvere un caso probabilmente difficile. Ciò che non capisco è perché sorprendersi di quello che, in un Policlinico universitario degno di tal nome, dovrebbe essere la normalità; o no ? E se invece di avere un infarto il dott. Tracuzzi, al quale pur non conoscendolo faccio i miei migliori auguri, avesse avuto un’altra grave patologia, ci sarebbe stato lo stesso risultato ??? Come ho ripetutamente scritto e continuerò a scrivere, al Policlinico ci sono ottimi reparti con ottimi medici; ma è indispensabile fare una scrematura. Sempre per ritornare al prof. Tamburino, se gli si chiedesse di eseguire uno studio emodinamico al cospetto di una commissione di valutazione europea per una verifica qualitativa, allo scopo di mantenere la sua posizione accademica, sono certissimo che il prof. Tamburino non avrebbe alcunché da obiettare: supererebbe cum laude ogni verifica e forse potrebbe anche fornire qualche insegnamento ai commissari. Ma altri hanno le sue stesse caratteristiche professionali ? Staniamo gli incapaci: il prof. Luigi Gallone in un suo trattato, non dico di che, scrive due cose simpaticissime: la prima è che la rottura dei testicoli è un’evenienza fortunatamente non comune nonostante la gran quantità scocciature quotidiane e di scocciatori; la seconda è che troppe preziose mani sono state rubate alla vanga.
P.S. Come nei romanzi e nei film: ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale. A domani
Avrei dovuto scriverle io queste parole che condivido per esperienza diretta seppur più lieve. Un eccellenza che va encomiata e rappresentata con orgoglio.