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Giovedì 21 aprile alle 18 libreria Cavallotto il nuovo libro di Davide Camarrone: l'autore ne parla con Guglielmo Ferro 
2022-04-21T18:00:00+02:00
2022-04-21T20:00:00+02:00
Catania Libreria Cavallotto corso Sicilia 91

Davide Camarrone (Palermo, 1966) è giornalista della Rai a Palermo, e autore di romanzi, testi teatrali e saggi. Ha scritto il soggetto e la sceneggiatura di «Ce ne ricorderemo di questo pianeta», un docudrama dedicato a Leonardo Sciascia. Con questa casa editrice ha pubblicato Lorenza e il commissario (2006), Questo è un uomo (2009), I Maestri di Gibellina (2011), L'ultima indagine del Commissario (2013), Lampaduza (2014) e Zen al quadrato (2021), la cui idea deriva dall’omonimo racconto pubblicato in Cinquanta in blu. Storie (2019).


L'ultimo romanzo sarà presentato dallo stesso autore,  che ne converserà con il regista Guglielmo Ferro, a Catania alla libreria Cavallotto di cosrso Sicilia 91 giovedì 21 aprile alle 18.


Si tratta di "Zen al quadrato", ambientato nella Palermo anni '80.


Il racconto a quattro voci di una migrazione interna: una famiglia si trova costretta a traslocare dal quartiere sul mare distrutto dalla guerra nei casermoni dello Zen al quadrato.

Un romanzo in cui l’azione e il linguaggio sembrano attingere dal teatro, una rappresentazione minima, quotidiana dove la narrazione si scompone in un sistema di specchi, di illusioni e rifrazioni.

Una migrazione interna alla stessa città, Palermo, dal Castello San Pietro allo Zen 2.

Dal borgo a ridosso della fortezza a guardia del vecchio porto – le chiese e i resti delle antiche costruzioni devastati dai bombardamenti dell’ultima guerra e dall’incuria che ne seguì – al nuovo quartiere sorto al limite del «sacco di Palermo»: ZEN 2, Zona Espansione Nord 2.

A trasferirsi, lasciandosi indietro malsane scomodità e ricordi di una vita, è un’intera famiglia: il padre, la madre, il figlio e la nonna.

Filippo, il ragazzo di casa, studente al liceo artistico, ribattezza quel quartiere lunare «Zen al quadrato».

Un dormitorio con le strade mai finite e i garage sequestrati dai boss, nato da un progetto utopico e degradato dalla blasfemia della speculazione, dell’abbandono, della criminalità.

Con un trasloco di qualche chilometro, muta radicalmente il paesaggio urbano, ed è come se si trascorresse da un’era ad un’altra, da una civiltà ad un’altra.

La famiglia racconta lo strappo, il viaggio, quel che succede in loro e intorno a loro: le nuove relazioni, le antiche sofferenze, nello sforzo di convivere con il «nuovo».

Ognuno narra la propria versione di questa storia, in prima persona e con la propria lingua.

Ciascuno rivelerà un mondo differente dagli altri, diverse le luci e i suoni, diverse le storie rievocate – talune picaresche, altre sempre taciute –, diversi infine i fantasmi e le visioni.

Rosalia, la nonna, incarna la nostalgia del tempo trascorso e di quel che avrebbe potuto essere e non è stato.

Nicola, il padre, nel barcamenarsi tra il sacro della chiesa e i meandri della corruzione, è forse la faccia più controversa della città irredimibile.

Lucia, tra i libri e l’impegno sociale, è una madre addolorata alla ricerca di una vita civile, di una rinascita intravista negli sguardi sconsolati delle donne del quartiere.

Filippo, il figlio quindicenne, è un pittore, un poeta dello sguardo e del colore, che sperimenta ogni linguaggio per conoscere e descrivere l’amore irrefrenabile per la vita e il tempo che gli è concesso.

Tutti insieme costituiscono i frammenti di una sola epica quotidiana: quella che è stata per tanti – nella prima illusione, nel silenzio paziente, nell’acquiescenza, nella disperazione e nei germi di rivolta –, una deportazione nelle riserve della frontiera.

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